La nanomedicina

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La nanomedicina

06-04-2013 - scritto da Prof.ssa Virginia A. Cirolla

Applicazioni della nanotecnologia in campo medico. In futuro nanomacchine biocompatibili potranno ad esempio riparare l'organismo in caso di lesione

La nanomedicina

La nanomedicina

Uno dei più ambiziosi campi d’applicazione della nanotecnologia

sarà quello medico.

Sviluppare nanomacchine capaci di integrarsi appieno in un

ambiente organico presenta enormi problemi sul versante del rigetto

immunitario e sulla difficoltà di prevedere gli effetti collaterali a

lungo termine.

Secondo Patricia Connolly, bioingengere presso l’Universita di

Strathclyde, l’approccio migliore al problema è quello di assumere

fin dal principio una prospettiva olistica, che trascenda la soluzione

immediata di singole patologie per concentrarsi su un programma

unitario diviso in più punti con lo scopo di prolungare la vita

umana.

Uno dei più importanti scogli da superare è proprio il nostro sistema

immunitario, che provoca naturalmente delle risposte infiammatorie

all’invasione di corpi esterni. Forse la prima, in ordine di tempo,

applicazione della nanomedicina dovrebbe consistere nella

produzione di protesi e strumenti chirurgici biocompatibili, cioè

provvisti di una superficie strutturata a livello molecolare in modo

tale da non provocare il rigetto o irritazioni.

Un secondo passo sarebbe lo sviluppo di interfacce bioniche che

consentano di collegare il sistema nervoso a impianti cibernetici in

modo del tutto ergonomico e sostenibile dall’organismo. Con

interfacce del genere e la convergenza con la robotica, è pensabile

realizzare protesi rivoluzionarie, quali sistemi di percezione per non

vedenti e non udenti, o sistemi di deambulazione per chi è

impossibilitato a camminare.

Il progresso nel campo della nanobiotecnologia può d’altra parte

conseguire risultati quasi invisibili eppure efficacissimi.

Il sistema immunitario stesso, potrebbe essere potenziato (fino ad

essere sostituito) da famiglie di nanomacchine biocompatibili

studiate per riparare il nostro organismo in caso di lesione, ripulire

le arterie dal colesterolo e i polmoni dalle sostanze tossiche che

respiriamo, elaborare e rilasciare farmaci proprio nei punti in cui

sono necessari.

Secondo Drexler è teoricamente possibile costruire nanomacchine

capaci di leggere il DNA di cellule sane, registrarlo, e controllare

tutte le altre cellule di un tessuto per verificarne la correttezza,

potenziando drasticamente le capacità degli enzimi naturali preposti

a tale scopo e riducendo di conseguenza il rischio di sviluppare

tumori.

In questa prospettiva, ancora del tutto ipotetica, non sembra così

strano pensare a un radicale prolungamento della vita sana,

soprattutto dovuto a un sistema di prevenzione intelligente e

“informatizzato” diffuso in tutto il corpo e capace di tenersi sempre

aggiornato mediante degli “upgrade” periodici.

Uno dei ricercatori più interessati allo sviluppo della

nanobiotecnologia è Robert Freitas Jr., dell’Institute for Molecular

Manufactoring in California. Secondo Freitas, la soluzione ai

problemi identificati da de Grey verrà dallo sviluppo di

nanomacchine biocompatibili che consentiranno ai medici di

“eseguire riparazioni interne a cellule individuali in tempo reale,

eliminando di conseguenza quasi tutte le principali cause di morte

biologica naturale

Due esempi di nanorobot relativamente semplici ma di grande

utilità sono il “respirocita” e il “microbivoro”.

Il respirocita è un globulo rosso artificiale, molto più piccolo della

controparte naturale, capace di contenere una pressione di 1000

atmosfere e oltre. Grazie a una serie di rotori disposti sulla sua

superficie, e a dei sensori di temperatura e pressione, il respirocita

può rilasciare ossigeno e catturare anidride carbonica nel sangue.

Secondo Freitas, basterebbero 5cc di respirociti per raddoppiare la

densità di ossigeno trasportabile dal sangue di una persona adulta:

questa capacità potrebbe svolgere funzioni terapeutiche, come

rilasciare ossigeno extra in caso di soffocamento, o preventive, come

mantenere in vita più a lungo chi ha subito un infarto. Il microbivoro

invece, è un nanorobot progettato per svolgere la fagocitosi e

supportare i globuli bianchi nel loro compito di pulizia del sangue

da agenti esterni, evitando che questi si accumulino nel tempo. La

parte interessante di queste invenzioni (che ad oggi sono ancora

sulla carta) è che non sembrano essere niente di particolarmente

innovativo, perché sfruttano i principi delle nanomacchine

biologiche di cui noi stessi siamo fatti, sviluppatesi con la selezione

naturale nel corso di milioni di anni. I nanoingengeri si

limiterebbero solo a potenziare le funzionalità di organi naturali,

ottenendo però come risultato un significativo miglioramento della

longevità umana.

E' nostro desidero sviluppare canali di Ricerca in questo settore

nello studio del G-Quadruplex in Nanoscienza.



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Categorie correlate:

Malattie, cure, ricerca medica




Prof.ssa Virginia A.Cirolla
MD,PhD in Experimental And Clinical Research Methodology in Oncology Department of Medical and Surgical Sciences and Translational Medicine "Sapienza" University of Rome
National President A.I.S.M.O. ONLUS
www.studiomedicocirolla.it
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Profilo del medico - Prof.ssa Virginia A. Cirolla

Nome:
Virginia Angela Cirolla
Comune:
ROMA
Telefono:
0645477448 3396769115, 3930944388, 3335230409
Azienda:
A.I.S.M.O. ONLUS
Professione:
Ricercatore
Posizione:
PRESIDENTE NAZIONALE
Occupazione:
MEDICO CHIRURGO SENOLOGO/TITOLARE CENTRO DI FORMAZIONE ANFOS/DIRETTORE SANITARIO A.I.S.M.O. ONLUS
Specializzazione:
Oncologia Medica, Medicina alternativa, Chirurgia generale, Perf in Ecografia, Senologia, Master Format. ANFOS, Master Agopuntura, Dottorato Ricerca Oncologica
Contatti/Profili social:
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