Cardiopatie congenite: il difetto interatriale
Il difetto interatriale DIA è una delle cardiopatie più frequenti
Il dott. Scalzo spiega una delle cardiopatie congenite più frequenti, il difetto interatriale, e ci espone la tecnica di intervento
Il difetto interatriale (DIA) è una delle cardiopatie congenite più frequenti (circa 20%) e consiste nella presenza di un’anomala comunicazione tra l’atrio destro e l’atrio sinistro.Si verifica un passaggio di sangue dall’atrio sinistro all’atrio destro (Shunt Sinistro-Destro) con sovraccarico delle sezioni destre del cuore e dei polmomi (Iperafflusso polmonare).
E’ una cardiopatia semplice i cui sintomi si presentano nella 2°-3° decade di vita e consistono soprattutto in stanchezza (astenia) e difficoltà respiratorie (dispnea) da sforzo.Pertanto è determinante il ruolo delle moderne organizzazioni sanitarie che consentono di fare la diagnosi prima del manifestarsi dei sintomi.
I difetti interatriali sono di vario tipo per sede e dimensioni (vedi fig. 1)
Fig. 1: -A Difetto interatriale tipo Ostium Secundum; -B Difetto interatriale tipo Seno Venoso; -C Difetto interatriale tipo Ostium Primum; -D Difetto interatriale tipo Seno Coronarico
Oggi il trattamento prevede la chiusura che abitualmente viene effettuata in età prescolare (2-4 anni) con tecniche differenti secondo le caratteristiche.
La tecnica percutanea viene eseguita dal cardiologo interventista che chiude il difetto con una protesi introdotta nel cuore attraverso i vasi femorali in sala di emodinamica, sotto controllo radiologico ed ecocardiografico.
Si tratta di una tecnica meno invasiva, senza cicatrice e senza circolazione extracorporea: non è un intervento “a cuore aperto”. I vantaggi sono intuitivi pensando anche alla breve durata del ricovero (2 giorni).
La tecnica chirurgica tradizionale prevede la chiusura del difetto da parte del cardiochirurgo in visione diretta, mediante sutura diretta o con un patch (toppa) di pericardio autologo (materiale biologico, non protesico, dello stesso paziente); in ogni caso prevede una cicatrice al centro del torace (sternotomia mediana) anche di minori dimensioni rispetto all’abituale sternotomia (fig. 2).
Fig. 2
Per particolari esigenze estetiche si può eseguire anche con una incisione laterale destra (toracotomia destra) con tecniche di chirurgia mini invasiva. D’obbligo è l’utilizzo della circolazione extracorporea (intervento a cuore aperto), con un ricovero ospedaliero di circa 5-7 giorni.
Entrambe le tecniche sono a basso rischio (mortalità minore di 0,5%) e vengono scelte dagli specialisti secondo la sede, le dimensioni, la qualità dei margini e le condizioni cliniche del paziente.
Di solito la tecnica percutanea si sceglie per i difetti tipo Ostium Secundum, di dimensioni contenute, con tutti i margini ben rappresentati da consentire l’ancoraggio della protesi (fig. 3) e secondo il peso del bambino (di solito non sotto i 20 kg).
Fig. 3
La chiusura chirurgica è obbligata per i difetti interatriali delle altre sedi: Seno venoso con ritorno venoso polmonare anomalo parziale (fig. 4), Ostium primum, Seno coronarico, nell’Ostium Secundum di grandi dimensioni e/o se mancano alcuni margini del difetto che impediscono l’ancoraggio della protesi percutanea, infine nei casi particolari in cui bambini presentino i sintomi prima dei 2 anni di vita.
Fig. 4
Da questi brevi cenni emerge l’importanza delle valutazioni degli specialisti nella scelta della tecnica appropriata.
I risultati del trattamento del difetto interatriale sono eccellenti. Si tratta di interventi CORRETTIVI, per cui si ottiene la guarigione, e quindi la possibilità di condurre una vita normale, senza alcuna limitazione.
Per queste motivazioni si raccomanda la chiusura del difetto interatriale in età prescolare, pur in assenza di sintomi, non solo per svolgere una vita piena ed attiva (pensiamo per esempio alle attività sportive) ma soprattutto per impedire la comparsa di sintomi che con l’avanzare dell’età determinano problematiche impegnative sino allo scompenso cardiaco.
Da non sottovalutare gli aspetti psicologici: si pone fine alle ansie dei genitori che spesso affrontano la condizione con emotività e stress che possono anche condizionare la crescita psichica dei figli, oltre che l’equilibrio della vita familiare.
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Dr Gabriele Scalzo
Cardiochirurgo Pediatra
Centro Cardiologico Pediatrico del Mediterraneo, Taormina