Cisti sacro-coccigea o malattia pilonidale: intervento mini-invasivo di Bascom-Gips

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Cisti sacro-coccigea o malattia pilonidale: intervento mini-invasivo di Bascom-Gips

25-10-2013 - scritto da Prof. Luigi Basso

Cos'è la cisti sacro-coccigea (o malattia pilonidale) e come si cura.

Nella maggior parte dei casi si può ricorrere all'escissione mirata dei soli piccoli orifizi cutanei centrali.

Cisti sacro-coccigea o malattia pilonidale: intervento mini-invasivo di Bascom-Gips

La cisti sacro-coccigea (CS) o sinus pilonidalis o malattia pilonidale è una patologia che si riscontra normalmente nella parte più alta del solco intergluteo e che è oramai accertata essere acquisita.


Il termine "sinus pilonidalis" in Latino significa "recesso in cui si annida il pelo". In pratica, tale definizione ne sottolinea una fondamentale caratteristica che ne spiega la natura (del tutto benigna): minuscoli elementi, propri di tessuti che dovrebbero trovarsi sulla superficie cutanea del nostro corpo (es. peli ecc.), si "incarniscono", si sviluppano e crescono inseriti in uno strato un poco più profondo, e il risultato di questa erronea inclusione è l'impossibilità di tali elementi di comunicare liberamente con l'esterno del nostro corpo, per la completa integrità del rivestimento cutaneo soprastante. Pertanto, nel tempo, c'è il rischio di infezione ed ascessualizzazione.

Tutto ciò avviene centralmente, almeno all'inizio, spesso in seguito a microtraumi, specialmente in soggetti irsuti (quindi, più spesso nel sesso maschile, con un rapporto 3:1 tra M e F) mediante un meccanismo di vero e proprio “risucchio”. Non a caso, gli Americani chiamano questa malattia “Jeep disease”.

La cisti sacro-coccigeasi può presentare in fase acuta (ascesso) o cronica. Successivamente si formano spesso uno o più tramiti fistolosi laterali.
Si tratta, in ogni caso, di una malattia squisitamente dermatologica, almeno all'inizio, come dimostrato da John Bascom già nel 1980 (“Pilonidal disease: origin from follicles of hairs and results of follicle removal as treatment”. Surgery, 1980; 87: 567-72), e come tale, almeno in prima istanza, va trattata.


Inizialmente si può tentare di "tenere a bada" la cisti sacro-coccigea semplicemente tenendo la zona pulita, detersa e priva di peli, ma spesso questo non basta. Alcuni autori hanno tentato l'applicazione locale di fenolo, con scarsi risultati. Nella maggior parte dei casi bisogna quindi ricorrere alla chirurgia.

Questa, in centri non dedicati, viene tradizionalmente eseguita mediante la escissione di ampie aree, con conseguente severo dolore postoperatorio, lunga convalescenza (due o tre mesi) ed innumerevoli medicazioni. Infatti, le ampie ferite centrali hanno la tendenza a guarire in tempi molto lunghi e, se suturate, spesso si riaprono (deiscenza). Trattandosi di malattia dermatologica, eseguire ampie escissioni chirurgiche in caso di malattia pilonidale è (per usare un'espressione cara a John Bascom) un po' "come tagliare la testa ad un paziente solo perchè questo ha un foruncolo sul mento".

Al contrario, in moltissimi casi ed in accordo proprio agli studi di Bascom, è possibile operare la CS mediante escissione mirata dei soli piccoli orifizi fistolosi cutanei centrali e laterali (fistulectomia e cistectomia). Tale escissione può essere eseguita mediante bisturi secondo la tecnica originale di Bascom, oppure mediante trefine o curettes per biopsia “punch” (diametro 3 - 4 - 5 - 6 od 8 mm), secondo una variante Israeliana (Moshe Gips et al. Diseases of the Colon & Rectum 2008; 51: 1656-63).

Eventuali più ampie incisioni (ad esempio per drenare ascessi) andranno eseguite solo lateralmente, dove, sempre per motivi meccanici, le ferite tendono a guarire in tempi più rapidi. 

 

A tale riguardo, si consiglia la visione dei seguenti video:


Per l'intervento originale di Bascom:

 

Per l'intervento "Israeliano" di Bascom-Gips (modificato):

 

In ogni caso, la ripresa delle attività dopo intervento mini-invasivo di Bascom-Gips è molto rapida e la convalescenza, il più delle volte del tutto indolore, in genere non supera i 10-15 giorni, durante i quali il o la paziente può camminare, correre ed attendere le comuni attività. Dovrà solo avere la cura di irrigare le piccole ferite chirurgiche 2 volte al giorno, da solo, a casa, utilizzando, in genere, il banale getto della propria doccia, direttamente sulla parte operata.


E' importante ricordare che un chirurgo pilonidale esperto deve adattare l'intervento al singolo paziente e non il paziente all'intervento. Pertanto l'intervento verrà modulato alle caratteristiche proprie di ciascun paziente, ognuno con una patologia unica e (poco o tanto) differente dalle altre, proprio come fa un buon sarto, quando deve confezionare un vestito "su misura".


Solo in caso eccezionale di malattia pilonidale plurirecidiva, molto estesa e complicata si potranno prendere in considerazione ampie escissioni che, se eseguite mediante la preparazione di appropriati lembi cutanei (ad esempio: plastica a “Z”), guariscono in tempi più lunghi ma pur sempre brevi (generalmente 20-25 giorni circa). 

Categorie correlate:

Malattie, cure, ricerca medica




Prof. Luigi Basso
Università di Roma "Sapienza" - Dipartimento di Chirurgia "Pietro Valdoni" - Policlinico "Umberto I", Roma
Casa di Cura "Ars Medica" - via Cesare Ferrero di Cambiano 29 Roma tel. 06.362081
www.colonproctologia.com
luigi.basso@uniroma1.it

Profilo del medico - Prof. Luigi Basso

Nome:
LUIGI BASSO
Comune:
ROMA
Telefono:
0636208923-4
Azienda:
Policlinico "Umberto I", Dipartimento di Chirurgia "Pietro Valdoni"
Professione:
Universitario
Posizione:
Docente Universitario, Dirigente Medico
Specializzazione:
Chirurgia Generale, Chirurgia Colonproctologica e Chirurgia mini-invasiva
Contatti/Profili social:
email sito web


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