Infiammazione, obesità e cancro
Vediamo come l’obesità concorre ad accrescere l'infiammazione e a creare un ambiente favorevole alla crescita tumorale.
Il ruolo dell'obesità in riferimento all'infiammazione e all'iniziazione tumorale.
L'infiammazione cronica può scatenare un tumore? A causa dell'"errato funzionamento" del fattore di trascrizione NF-kB, le cellule dell'area colpita dall'infiammazione possono sottrarsi al naturale ricambio cellulare e proliferare in maniera incontrollata.
In generale, la relazione fra infiammazione e cancro può essere divisa in due categorie, a seconda che avvenga prima o dopo lo sviluppo neoplastico. Le cause dell’infiammazione possono essere diverse, così come i meccanismi di espansione.
Negli Stati Uniti, il 25-30% della popolazione è obeso; in Europa, il dato si attesta invece attorno al 15%. La cosa più sorprendente è che la comunità scientifica statunitense sta realizzando solamente adesso che, dopo il fumo, l’obesità è il secondo più incisivo fattore di rischio tumorale prevenibile. Nei soli Stati Uniti, si è calcolato che 90.000 morti per cancro all’anno siano correlati all’obesità; questo significa che, se tutta la popolazione mantenesse il proprio indice di massa corporea sotto il valore critico di 25, si potrebbero evitare molte morti per cancro.
I tumori sui quali l’obesità ha maggiore impatto sono quello del fegato per gli uomini e quello del pancreas sia per gli uomini che per le donne. I dati di incidenza di questi due tipi di tumore, negli ultimi anni, sono quelli maggiormente cresciuti.
L’NF-kB ha una responsabilità centrale sia nell’ambito dell’infiammazione che in quello della risposta immunitaria. Si tratta di una proteina presente nel nucleo delle cellule, che ha il compito di funzionare da fattore di trascrizione. L’NF-kB controlla l’attività dei geni e, nello specifico, attiva e disattiva alcuni di quelli fondamentali per la sopravvivenza della cellula. Ha un ruolo centrale nella regolazione dell’apoptosi e della necrosi, due differenti forme di morte cellulare. Controlla anche le citochine e chemochine, speciali molecole proteiche che codificano gli ormoni polipeptidici responsabili delle risposte immunitarie.
Alcuni tipi di tumore sono totalmente dipendenti dall’infiammazione, come i carcinomi epatici che derivano dall’epatite e i tumori associabili alla colite, che sono una parte dei carcinomi del colon retto.
Spetta alla Ricerca stabilire se l’infiammazione di per sè sia sufficiente a causare il tumore oppure se, per lo sviluppo delle neoplasie, siano necessari altri fattori di rischio ambientali ed epigenetici. È chiaro, per esempio, che il cancro del fegato non possa svilupparsi senza una storia di epatite pregressa. Nei carcinomi del colon retto che si sviluppano a seguito di coliti (attorno al 5% di tutti i carcinomi colo rettali) sappiamo che la neoplasia dipende completamente dall’infiammazione. Abbiamo verificato, tuttavia, che anche il restante 95% dei tumori colo rettali abbia bisogno dell’infiammazione per crescere e diventare aggressivo ed è dimostrato che tutti i carcinomi del colon retto ne siano coadiuvati.
L’infiammazione cronica può causare la proliferazione incontrollata delle cellule, che, ignorando i “segnali” che le costringerebbero all’apoptosi (una forma di morte cellulare necessaria per il naturale turnover all’interno dell’organismo), dà il via al processo neoplastico. Il fattore di trascrizione NF-kB rappresenta spesso l’anello di questa catena e coordina il funzionamento.
I meccanismi alla base della adiponcosi possono variare a seconda del tipo di tumore e sono attualmente non del tutto conosciuti. Bisogna tenere in considerazione che fisiologicamente il tessuto adiposo, oltre a costituire una riserva dei grassi in eccesso, funziona come un vero e proprio organo endocrino e metabolico molto attivo, in grado di produrre numerosi ormoni, tra cui gli estrogeni, fattori che regolano la proliferazione cellulare, quali il fattore di crescita insulino-simile (IGF-1), e proteine essenziali per il controllo dell’appetito e la regolazione del bilancio energetico, quali la leptina e l’adiponectina, chiamate adipochine.
L’obesità spezza l’equilibrio fisiologico: man mano che si espande infatti, il tessuto adiposo riduce la sua capacità di stoccaggio dei grassi, con conseguente aumento di acidi grassi circolanti (FFA), altera l’utilizzo del glucosio, provocando aumento della produzione di insulina e comparsa di sindrome metabolica, incrementa la produzione di ormoni ed adipochine e favorisce il rilascio di massicce quantità di fattori chemotattici (chemochine e citochine) capaci di attirare cellule ad attività infiammatoria e di creare un ambiente favorevole alla crescita tumorale.
L’infiammazione cronica è una caratteristica peculiare sia dei disordini metabolici che dei tumori. Un segno distintivo riscontrato negli individui obesi ed in sovrappeso è costituito dalla presenza di foci di cellule del tessuto adiposo, circondate da cellule infiammatorie come i macrofagi attivati dai grassi. Come recentemente dimostrato nel cancro al colon e nel melanoma le proteine NLRP3 e NLRP6, due componenti chiave degli "inflammasomi"- complessi multi-proteici che operano come vere e proprie piattaforme per l’attivazione dell’infiammazione – influenzano la formazione e la crescita dei tumori.
Prof.ssa Virginia A.Cirolla
MD,PhD in Experimental And Clinical Research Methodology in Oncology Department of Medical and Surgical Sciences and Translational Medicine "Sapienza" University of Rome
National President A.I.S.M.O. ONLUS
www.studiomedicocirolla.it
www.aismo.it