Malattia di Graves o morbo di Basedow

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Malattia di Graves o morbo di Basedow

15-11-2012 - scritto da Viviana Vischi

Malattia di Graves ed ipertiroidismo: cause, sintomi e cure del morbo di Basedow e sue ripercussioni sugli occhi (esoftalmo di Graves)

Malattia di Graves: la patologia, i sintomi e la terapia

Malattia di Graves o morbo di Basedow

Malattia di Graves, morbo di Basedow, malattia di Basedow-Graves, morbo di Basedow-Graves, tiroidite di Basedow, gozzo tossico diffuso ecc. sono in realtà tutti sinonimi e stanno ad indicare una delle varie e frequenti patologie che possono colpire la tiroide.

Come la tiroidite di Hashimoto, anche la malattia di Graves è un'infiammazione della ghiandola frutto di un “sistema immunitario impazzito” che produce molti più anticorpi del necessario (in particolare autoanticorpi contro il recettore TSH della tiroide come l’antirecettore del Tsh, TRAb, l’antitireoglobulina, AbTg, e antiperossidasi tiroidea, AbTPO) che attaccano la tiroide compromettendo la sua funzionalità.

A differenza del morbo di Hashimoto, la malattia di Graves è responsabile della comparsa di una condizione di ipertiroidismo. La patologia comporta quindi un abbassamento drastico dei livelli di TSH nel sangue (in certi casi, il TSH basso è a un livello vicino allo zero che determina quindi un vero e proprio stop della produzione dell’ormone da parte dell’ipofisi) e un innalzamento considerevole dei livelli di T3 e T4. L’ipertiroidismo si manifesta principalmente con una perdita di peso considerevole del paziente a fronte invece di un aumento dell’appetito e delle quantità di cibo ingerite nel corso della giornata.

Malattia di Graves: i sintomi
Non è sempre semplice diagnosticare il morbo di Basedow che manifesta sintomi comuni ad altre malattie che interessano la tiroide ma che, tuttavia, ha effetti collaterali propri particolarmente temuti come, ad esempio, una malattia degli occhi chiamata esoftalmo.

In generale la malattia di Graves comporta un aumento dell’appetito e una diminuzione di peso, un incremento del volume della tiroide fino alla formazione di un vero e proprio gozzo che si manifesta anche al tatto durante la palpazione del collo, secchezza oculare, nelle donne discontinuità del ciclo mestruale e a volte amenorrea (assenza totale di mestruazioni), sudorazione, tremolii, debolezza di unghie e capillari sanguigni, insonnia, instabilità emotiva e ansia accompagnata spesso a tachicardia e che può sfociare in una vera e propria situazione depressiva, estrema stanchezza e intolleranza al caldo. E ancora il morbo di Basedow può provocare eruzioni cutanee rossastre e dermopatia.

Non è raro che un paziente si rechi dal medico lamentando la presenza di uno o più dei sintomi sopradescritti e che venga liquidato con una diagnosi di stress; è altrettanto vero che questi disturbi possono essere facilmente confusi con molte altre patologie, soprattutto della sfera emotiva. Ma in realtà per ritrovare il benessere sono necessarie cure specifiche e costanti. Spesso per arginare i tremolii caratteristici della malattia di Graves vengono prescritti anche dei betabloccanti.

Per questo è necessario non sottovalutare situazioni apparentemente passeggere e attribuibili a periodi di particolare stanchezza e, anzi, approfondire le proprie condizioni di salute attraverso analisi del sangue, ecografia e scintigrafia laddove dove si rivelasse necessario scavare più a fondo ed escludere la presenza di noduli.

Malattia di Graves: gli effetti collaterali
Come già anticipato sono vari gli effetti collaterali del morbo di Basedow: un esempio su tutti è l’esoftalmo. Gli ipertiroidei possono andare incontro alla comparsa di questo disturbo che può presentarsi in forma più o meno grave. L’occhio tende ad infiammarsi, ad uscire fuori dal bulbo oculare, a gonfiarsi e a volte si riscontra anche la fuoriuscita di pus.

La patologia – oltre ad antiestetici occhi gonfi e sporgenti – può compromettere la vista di chi ne è affetto (non è raro che i pazienti denuncino di vedere doppio). Enormi le ripercussioni sulla psiche di tutti i malati di esoftalmo e molti sono i timori dei pazienti malati di Basedow in merito a questo argomento: paura di non riuscire a riacquistare il proprio aspetto di sempre, paura di dover convivere con una vera e propria deformazione del volto.

Una terapia al cortisone può tamponare la situazione e rappresentare una cura, anche se in realtà non è molto semplice riportare l’aspetto dell’occhio alla normalità. Un trattamento steroideo, ad esempio una cura a base di cortisonici, può risolvere il problema in circa la metà dei casi ma tutto dipende dalla gravità dell’esoftalmo di Graves, dalla durata della malattia e dal fatto che la terapia venga associata o meno alla radioterapia orbitaria nelle fasi precoci. Altro metodo di risoluzione dell’inestetismo è la decompressione orbitaria, un intervento chirurgico successivamente al quale l’occhio il più delle volte appare molto simile a come era prima della comparsa dell’esoftalmo.

Malattia di Graves: le terapie farmacologiche
Di fronte alla diagnosi di morbo di Basedow tre sono le alternative: iniziare una terapia farmacologica che – al contrario della levotiroxina – inibisca la produzione di T3 e T4, oppure – nel caso questa strada non produca risultati – provvedere all’asportazione della tiroide o al suo trattamento con radioterapia con iodio 131.

Inizialmente la terapia per la malattia di Graves prevede l’assunzione di farmaci tireostatici che inibiscono l’eccessiva produzione di T3 e T4. In commercio ne esistono vari ed alcuni in Italia non sono commercializzati.

La terapia del morbo di Basedow si differenzia molto da quella messa in campo contro l’ipotiroidismo causato da tiroidite di Hashimoto: mentre in quel caso infatti farmaci contenenti levotiroxina saranno assunti per tutta la vita del paziente, i medicinali tireostatici mirano a far rientrare i valori di T3 e T4 (e di conseguenza anche di TSH) nella norma per portare nuovamente la ghiandola ad una condizione di eutiroidismo, cioè di normalità.

Il più delle volte la terapia ha inizio con la somministrazione di dosi massicce di medicinale che poi viene ridotto nell’arco del tempo; una volta regolarizzati i valori e interrotta la cura, saranno frequenti controlli a indicare la riuscita della terapia. I valori dovranno mantenersi quindi regolari nel tempo e il paziente non dovrà subire ricadute. Di fronte a valori nuovamente sballati sarà ovviamente necessario ripetere cicli di terapia, ma non in eterno: non è possibile infatti assumere per lunghi periodi i farmaci tireostatici. Non sono rari i casi in cui i pazienti oscillino tra ipertiroidismo e ipotiroidismo e che una stessa persona debba condurre una vera e propria altalena tra farmaci tireostatici e medicine a base di levotiroxina.

Malattia di Graves: quando i farmaci tireostatici falliscono...
Di fronte al fallimento di terapie a base di farmaci tireostatici le soluzioni che si prospettano ad un malato di morbo di Basedow sono due: l’asportazione totale della tiroide e l’ablazione con radioiodio.
In entrambi i casi la ghiandola e il suo funzionamento vengono compromessi ma, mentre nel primo caso la sua totale assenza non metterà il paziente a rischio ricaduta, nel secondo caso il ripresentarsi della patologia non è un’eventualità da escludere.

Detto ciò, decidere per l’intervento piuttosto che per la seconda via è compito dell’endocrinologo e del paziente; sottoporsi ad un intervento così invasivo infatti può essere una soluzione eccessiva in presenza di una tiroide priva di noduli e non ingrossata. Non sono da sottovalutare poi i risvolti psicologici di un’asportazione di questo tipo. È importante sottolineare che l’asportazione della tiroide eliminerà per sempre il rischio di presentare un esoftalmo, eventualità invece non del tutto esclusa nel caso di ablazione con radioterapia.

In entrambi i casi comunque il paziente dovrà adottare una terapia ormonale sostitutiva a base di levotiroxina. Nel caso di asportazione il ricorso alla levotiroxina è certo, nel caso di terapia radio con lo iodio molto probabile: la distruzione delle cellule tiroidee da parte dello iodio molto probabilmente infatti porterà la ghiandola ad una condizione di ipotiroidismo, patologia però più semplice da affrontare.

Ipertiroidismo, ipotiroidismo e gravidanza
Nessuno dei farmaci in questione presenta controindicazioni per gravidanze, è ovvio che senza una condizione di eutiroidismo non sia il caso di progettare di avere un figlio.
L’ipertiroidismo può causare anche problemi di irregolarità del ciclo mestruale fino a giungere all’amenorrea totale. Questo può ovviamente creare alla donna problemi di fertilità, ma attenzione: le patologie della tiroide non costituiscono ostacolo alla gravidanza! Una volta che i valori degli ormoni secreti dalla ghiandola e del TSH risultano rientrati nella norma, non esistono impedimenti al concepimento. Importante però essere scrupolosi: dopo una terapia a base di radio iodio è consigliato attendere almeno un anno prima di decidere di concepire un bambino, il corpo ha infatti bisogno di tempo per smaltire tutto lo iodio radioattivo utilizzato per contrastare le patologie della tiroide.

Tiroidectomia, radioiodio e terapia ormonale sostitutiva
Una volta deciso per l’asportazione totale della tiroide o per la terapia con iodio 131, è normale che sia necessario del tempo per trovare la giusta dose di levotiroxina da assumere e che nell’arco di tempo necessario per stabilizzare i valori degli ormoni tiroidei e del TSH, si possa andare incontro ad un aumento di peso: l’assenza di tiroide provoca una situazione simile a quella dell’ipotiroidismo ma in assenza totale di T3, T4 e TSH è normale che il nostro organismo debba ricevere la dose ormonale necessaria a far funzionare correttamente il metabolismo per via esterna e che prima di trovare il giusto dosaggio possa passare del tempo. Una volta individuati i valori ottimali però la vita di un soggetto privato della tiroide o di un paziente trattato con radio iodio, tornerà ad essere perfettamente normale.

La tiroide è l’ago della bilancia del tuo benessere perché produce ormoni che regolano tutti i processi vitali dell’organismo: se va in tilt, crea una serie di disturbi che all’inizio sono sfumati, ma poi tendono ad aggravarsi, dall’aumento di peso all’infertilità. Pensaci subito!

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A cura di Viviana Vischi, Giornalista professionista iscritta all'Albo dal 2002, Direttore Responsabile di diverse testate giornalistiche digitali in campo medico-scientifico.
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