Il tumore del pancreas: sintomi, diagnosi e trattamento
Il tumore del pancreas è il quarto per frequenza e per mortalità nell'uomo, ma purtroppo è ancora difficile la diagnosi precoce.
I diversi tipi di tumore del pancreas e l'importanza di screening che anticipino la diagnosi.
Il tumore del pancreas colpisce prevalentemente individui tra i 50 e 70 anni, presentandosi in ugual misura sia negli uomini che nelle donne. Nonostante i numerosi progressi fatti negli ultimi anni sia in ambito clinico che scientifico, la natura particolarmente aggressiva di questo tipo di patologia fa sì la diagnosi sia spesso tardiva e di conseguenza la prognosi il più delle volte infausta: la sopravvivenza a 5 anni infatti è pari a circa il 5%.
Come per la maggior parte delle neoplasie, non è nota una causa certa; tra i fattori di rischio che possono predisporre all’insorgenza del tumore ricordiamo:
- il fumo
- l’alcool
- gli inquinanti ambientali e pesticidi
- il diabete di lunga durata
- la familiarità
Anatomia e Fisiologia
Per poter comprendere meglio i sintomi, la diagnosi e il trattamento delle neoplasie pancreatiche, occorre innanzitutto fare un breve cenno all’anatomia ed alla fisiologia del pancreas. Il pancreas è localizzato nella parte superiore dell’addome, in sede posteriore, adagiato sull’aorta e sulla vena cava, rispettivamente l’arteria e la vena più grandi del nostro organismo; è circondato dal duodeno, che costituisce la prima porzione del piccolo intestino.
Il pancreas può essere schematicamente suddiviso in quattro porzioni:
- la testa, abbracciata come detto dalla C duodenale
- l’istmo che è in stretto rapporto con due strutture vascolari di vitale importanza quali la vena e l’arteria mesenterica superiore
- il corpo pancreatico, che rappresenta la terza porzione del pancreas
- la coda del pancreas che con la sua estremità raggiunge la milza
Ognuna di queste porzioni può dare origine ad una lesione neoplastica, sebbene la testa sia la localizzazione più frequente.
Da un punto di vista fisiologico, il pancreas è una ghiandola endocrina ed esocrina allo stesso tempo: da una parte ha il compito di produrre degli enzimi digestivi che vengono immessi nell’intestino (tramite il dotto di Wirsung o dotto pancreatico principale) a livello della seconda porzione duodenale e il cui scopo è quello di favorire l’assorbimento dei grassi ingeriti; dall’altra è responsabile della produzione di ormoni tra cui l’insulina e il glucagone, fondamentali per il metabolismo del glucosio.
Sintomatologia
In relazione alla sede, la sintomatologia può essere diversa: i tumori che interessano la testa del pancreas, in virtù del rapporto con il duodeno e con la via biliare (che nel duodeno confluisce) tendono a crescere ostruendo progressivamente tali strutture causando quello che viene definito ittero, ossia un innalzamento dei livelli ematici di bilirubina, costituente principale della bile, associato alla comparsa di occhi e cute gialla, urine molto concentrate, definite color marsala, e feci molto chiare.
Le lesioni che si localizzano nel corpo o nella coda pancreatica si presentano prevalentemente con una sintomatologia aspecifica quale senso di peso e dolore addominale prevalentemente a sinistra.
Altri sintomi, seppur aspecifici, sono:
- perdita di peso importante senza aver modificato le proprie abitudini alimentari
- comparsa di diabete o improvviso scompenso di un diabete preesistente
- dolore ricorrente nei quadranti addominali superiori
- nausea
- vomito
- diarrea
Istologia
Di tumore del pancreas non ne esiste uno solo. Ogni cellula presente all’interno di questa ghiandola può degenerare e dare origine alla neoplasia:
- il più comune è l’adenocarcinoma duttale, a partenza dai dotti pancreatici
- una categoria a sé stante sono i tumori cistici del pancreas, che in base alle loro caratteristiche istologiche e radiologiche vengono classificati come benigni, maligni o borderline, ossia di comportamento istologico ancora incerto
- abbiamo infine il gruppo dei tumori neuroendocrini, che derivano da quelle cellule che nel pancreas hanno il compito di produrre ormoni e altre sostanze immesse poi nel torrente circolatorio; sono più rari e dotati di un’aggressività diversa a seconda del tipo istologico
Diagnosi
Diversamente da altre neoplasie, come ad esempio il tumore del colon o della prostata, non sono al momento disponibili esami di screening che consentano una diagnosi precoce del tumore del pancreas.
Il sospetto diagnostico sorge il più delle volte in seguito ad una ecografia, eseguita molto spesso per un dolore addominale di ndd, e che potrebbe far riscontrare la presenza di una lesione solida a livello del pancreas; tale lesione dovrà poi essere approfondita con esami strumentali di secondo livello.
La Tc Total Body rappresenta ancora oggi l’esame diagnostico di secondo livello più specifico. Questa metodica ci consente di ottenere la stadiazione del tumore, ossia la definizione delle dimensioni del tumore, dei suoi rapporti con le strutture circostanti e la presenza di eventuali metastasi a distanza.
In presenza di una lesione solida del pancreas, lo step diagnostico successivo è quello di ottenere una diagnosi istologica; l’Ecoendoscopia al momento rappresenta l’esame di prima scelta; si tratta di una ecografia vera e propria ma eseguita per mezzo di una esofagogastroscopia, che permette quindi di raggiungere le immediate vicinanze del tumore e di eseguire dei prelievi bioptici per accertare o meno la natura maligna della lesione. Ma non solo; questo esame ci da informazioni molto utili sui rapporti della lesione stessa con gli organi circostanti.
Per quanto riguarda i markers tumorali (principalmente il CA 19.9 ed il CEA) ancora oggi rivestono un ruolo marginale nella diagnosi iniziale di un tumore del pancreas; viceversa ricoprono un ruolo molto importante durante il follow up di questi pazienti, in quanto permettono di monitorare la comparsa di una eventuale recidiva a distanza.
Terapia
Il cardine del trattamento del tumore del pancreas è la chirurgia. Purtroppo però la maggior parte dei pazienti arriva alla diagnosi tardivamente e solo una piccola percentuale (circa il 20%) può essere sottoposta direttamente ad un intervento chirurgico radicale.
La restante fetta dei pazienti si divide in:
- quelli con malattia metastatica alla diagnosi, in cui è controindicato un intervento chirurgico e che devono iniziare un trattamento chemioterapico, purtroppo il più delle volte palliativo
- quelli con malattia cosiddetta “localmente avanzata” alla diagnosi, in cui la neoplasia arriva ad interessare i vasi mesenterici e/o i tessuti circostanti il pancreas; in questo caso si inizia un trattamento radiochemioterapico la cui finalità è quella di ridurre la grandezza della massa tumorale in previsione di un successivo intervento chirurgico radicale
La sede della neoplasia influisce sulla scelta della tipologia di intervento:
- per i tumori che interessano la testa del pancreas, l’intervento principe è la duodenocefalopancreasectomia (DCP). La fase demolitiva di questo intervento prevede l’asportazione della testa del pancreas, del duodeno, della parte distale della via biliare, della cistifellea ed eventualmente della parte distale dello stomaco insieme alle principali stazioni linfonodali afferenti al pancreas e che costituiscono le principali vie di diffusione del tumore. La seconda fase, quella ricostruttiva, prevede il ripristino sia della continuità intestinale che di quella bilio/pancreatica mediante il confezionamento di tre anastomosi
- per i tumori che si localizzano nelle porzioni corpo/coda si effettua una pancreasectomia distale che prevede l’asportazione appunto del corpo e della coda del pancreas; qualora la neoplasia arrivasse ad interessare anche la milza, in virtù degli stretti rapporti che questa contrae con l’estremità distale del pancreas, verrà asportata anch’essa e l’intervento sarà dunque una splenopancreasectomia
- in casi più rari (tumore particolarmente esteso o qualora si rilevasse la presenza di più foci tumorali) potrà infine rendersi necessaria una pancreasectomia totale, ossia l’asportazione di tutta la ghiandola pancreatica, anche in questo caso insieme al duodeno e alla milza.
Decorso post-operatorio
Nei Centri ad “alto volume chirurgico” la chirurgia pancreatica è gravata da una mortalità perioperatoria compresa tra il 2% e il 5%. E’ questo un dato molto confortante se si pensa che fino a 10 aa fa questa percentuale si attestava sul 10% - 15%.
Il vero tallone di Achille di questa chirurgia sono le complicanze post-operatorie che possono influire enormemente sul decorso clinico ritardando quindi la dimissione del paziente ed il prosieguo delle cure, come per esempio l’inizio di una terapia chemioterapica successiva all’intervento.
Le principali complicanze che possono verificarsi nel post-operatorio sono:
- la fistola pancreatica, ossia la fuoriuscita di succo pancreatico dal parenchima residuo con la conseguente formazione di una raccolta all’interno della cavità addominale con rischio di infezione
- un ritardato svuotamento gastrico, ossia l’incapacità dello stomaco di svuotarsi normalmente
Tali complicanze possono manifestarsi con un ampio spettro di gravità e possono quindi essere gestite sia con una terapia conservativa (medica), sia mediante il ricorso a procedure di radiologia interventistica che, nei casi più gravi, con un nuovo intervento chirurgico.
Discorso a parte è invece la possibile comparsa, a distanza di tempo dall’intervento, di un diabete mellito, quale segno di un’insufficienza pancreatica endocrina. Sarà in quel caso l’Endocrinologo a gestire, con la sola dieta oppure mediante appositi farmaci, l’omeostasi glucidica.
Per concludere, il tumore al pancreas rimane ancora oggi una delle neoplasie più aggressive che può colpire l’uomo, gravata da una sopravvivenza a distanza ancora sconfortante. Speriamo che in un futuro non troppo lontano la conoscenza sempre maggiore delle caratteristiche genetiche di questi tumori ci permetta di utilizzare esami di screening che anticipino la diagnosi, che migliorino le nostre possibilità di cura e che permettano dunque di combattere più efficacemente questo tumore.
Dott. Sergio Valeri
Specialista in Chirurgia Generale
Specialista in Chirurgia Pediatrica
Dipartimento di Chirurgia Generale Policlinico Universitario Campus Bio-Medico di Roma