Quinta malattia e gravidanza
I rischi effettivi e cosa fare se si contrae la quinta malattia in gravidanza
Quinta malattia: solitamente poco pericolosa anche se si è incinta

E’ stimato che più della metà delle donne incinte ha già sviluppato questa malattia o comunque si è immunizzata al virus che la determina, il parvovirus B19. L’immunità materna in tal caso è trasmessa attraverso la placenta anche al nascituro. E per l’altra metà delle signore col pancione? Nessun problema di rilievo per loro (se non una eventuale e lieve eruzione cutanea ed un leggero stato di malessere) e neppure per i bambini che hanno in grembo.
Solo raramente si incappa in qualche complicanza seria: il virus (che si trasmette sempre attraverso la placenta) può infatti provocare una grave forma di anemia nel feto, e può condurre ad un aumento del rischio di aborto spontaneo. Stabiliamo però che la casistica non raggiunge neppure il 5% delle donne incinte al primo trimestre, non immuni e contagiate (già di per se stesse in numero limitato).
Certo è che lo spavento per la quinta malattia arriva, come per tutte le altre malattie infettive trasmissibili, e la cosa migliore da fare è parlarne con il proprio ginecologo per farsi rassicurare, laddove si sia venuti a contatto con il virus. Questi potrà consigliare una semplice analisi del sangue alla ricerca degli anticorpi specifici.
In caso di positività, sarà necessario sottoporsi ad una serie di test aggiuntivi e soprattutto a più controlli generali e mirati: tra questi un’ecografia, per verificare che nell’organismo del bambino non vi sia troppo liquido (condizione pericolosa nota come idrope), troppo liquido amniotico o comunque una placenta gonfia. Anche un doppler può essere utile per comprendere l’eventuale presenza di anemia fetale.
In caso sospetto è possibile attraverso il cordone ombelicale fare un prelievo a conferma della diagnosi ed eventualmente procedere con trasfusioni fetali. Sono queste le rarissime e possibili complicanze sul bambino, ma in genere basta un monitoraggio costante e tanta tranquillità. Una curiosità il parvovirus B19 che colpisce l’essere umano è diverso dal parvovirus che contagia i cani ed i gatti e non c’è possibilità di contagio tra animali ed umani per ciò che riguarda questo virus.
Foto: Flickr
A cura di Cinzia Iannaccio, Giornalista professionista iscritta all'Albo dal 2007, blogger, specializzata nel settore della salute e del benessere.
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ATTENZIONE: le informazioni che ti propongo nei miei articoli, seppur visionate dal team di medici e giornalisti di ForumSalute, sono generali e come tali vanno considerate, non possono essere utilizzate a fini diagnostici o terapeutici. Il medico deve rimanere sempre la tua figura di riferimento.