Quinta malattia e gravidanza

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Quinta malattia e gravidanza

19-07-2013 - scritto da Cinzia Iannaccio

I rischi effettivi e cosa fare se si contrae la quinta malattia in gravidanza

Quinta malattia: solitamente poco pericolosa anche se si è incinta

Quinta malattia e gravidanza La quinta malattia è una delle patologie esantematiche tipiche dell’infanzia: tra le più lievi e meno pericolose. Lo stesso in generale si può dire in caso di quinta malattia in gravidanza. Ma approfondiamo meglio l'argomento.

E’ stimato che più della metà delle donne incinte ha già sviluppato questa malattia o comunque si è immunizzata al virus che la determina, il parvovirus B19. L’immunità materna in tal caso è trasmessa attraverso la placenta anche al nascituro. E per l’altra metà delle signore col pancione? Nessun problema di rilievo per loro (se non una eventuale e lieve eruzione cutanea ed un leggero stato di malessere) e neppure per i bambini che hanno in grembo.

Solo raramente si incappa in qualche complicanza seria: il virus (che si trasmette sempre attraverso la placenta) può infatti provocare una grave forma di anemia nel feto, e può condurre ad un aumento del rischio di aborto spontaneo. Stabiliamo però che la casistica non raggiunge neppure il 5% delle donne incinte al primo trimestre, non immuni e contagiate (già di per se stesse in numero limitato).

Certo è che lo spavento per la quinta malattia arriva, come per tutte le altre malattie infettive trasmissibili, e la cosa migliore da fare è parlarne con il proprio ginecologo per farsi rassicurare, laddove si sia venuti a contatto con il virus. Questi potrà consigliare una semplice analisi del sangue alla ricerca degli anticorpi specifici.

In caso di positività, sarà necessario sottoporsi ad una serie di test aggiuntivi e soprattutto a più controlli generali e mirati: tra questi un’ecografia, per verificare che nell’organismo del bambino non vi sia troppo liquido (condizione pericolosa nota come idrope), troppo liquido amniotico o comunque una placenta gonfia. Anche un doppler può essere utile per comprendere l’eventuale presenza di anemia fetale.

In caso sospetto è possibile attraverso il cordone ombelicale fare un prelievo a conferma della diagnosi ed eventualmente procedere con trasfusioni fetali. Sono queste le rarissime e possibili complicanze sul bambino, ma in genere basta un monitoraggio costante e tanta tranquillità. Una curiosità il parvovirus B19 che colpisce l’essere umano è diverso dal parvovirus che contagia i cani ed i gatti e non c’è possibilità di contagio tra animali ed umani per ciò che riguarda questo virus.

Foto: Flickr

A cura di Cinzia Iannaccio, Giornalista professionista iscritta all'Albo dal 2007, blogger, specializzata nel settore della salute e del benessere.
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