Tumore del rene: attenzione ai campanelli d'allarme

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Tumore del rene: attenzione ai campanelli d'allarme

09-06-2016 - scritto da Francesca Morelli

Il tumore del rene è subdolo, difficile da diagnosticare e prevenire, ecco perché è importante prestare attenzione ai minimi segnali.

Tumore del rene: sintomi e opzioni terapeutiche nell'intervista alla dottoressa Cora Sternberg del San Camillo-Forlanini di Roma.

8.500 casi ogni anno, solo in Italia: sono i numeri delle nuove diagnosi di tumore del rene, una patologia a prevalenza maschile, più probabile a partire dall’età media, con un picco massimo intorno ai 60 anni e una incidenza piuttosto bassa invece verso i 40. Un tumore subdolo, specie nelle fasi iniziali, quando la sintomatologia renale può essere assente, lieve o sovrapponibile ad altre condizioni cliniche a tal punto da misconoscerne la diagnosi o da arrivare tardiva.

Ci sono però degli esami che potrebbero anticipare la diagnosi in mancanza, ad oggi, di uno screening mirato.

 

 

I reni

Assomigliano a due fagioli, tra i 10-12 centimetri circa, a seconda della statura della persona, speculari (ovvero l’uno identico all’altro), localizzati alla destra e alla sinistra della colonna vertebrale nella regione retroperitoneale, all’altezza dell’addome.

Così ci spiega la dottoressa Cora Sternberg, direttore del Reparto di Oncologia Medica dell’Azienda Ospedaliera San Camillo-Forlanini di Roma:

La loro funzione è preziosissima. Costituiscono infatti il nostro sistema di depurazione: filtrano cioè il sangue, eliminando da esso tutte le sostanze tossiche o i rifiuti liquidi prodotti dall’organismo che vengono poi espulsi attraverso le urine, e rimettendo in circolo attraverso le due vene renali sangue puro. Ancora, i reni contribuiscono a regolare l’equilibrio idro-salino del corpo e la pressione sanguigna; favoriscono l’assorbimento della vitamina D, preziosa per le ossa e producono diversi ormoni, tra cui l’eritropoietina, necessaria alla formazione di globuli rossi.

 

I tipi di tumori renali

Come ogni altro tumore, anche quello del rene è generato dalla proliferazione incontrollata di cellule epiteliali, in particolare di quelle che rivestono l’interno dei tubuli renali, ovvero l’unità funzionale del rene chiamata nefrone. Tuttavia è possibile che la malattia si generi anche da altri tessuti o dalla capsula che riveste esternamente l’organo.

Il tumore del rene si suddivide essenzialmente in due macro-categorie:

  • I tumori a cellule chiare: 70-80% dei casi
  • I tumori a cellule non chiare: a questo secondo gruppo appartengono i tumori renali di tipo papillare (10-15% dei casi), cromofobo (5% dei casi), a cellule renali inclassificabile (5% dei casi), dei dotti collettori (inferiore al 5%)

 

A seconda della gravità, dunque dell’estensione della malattia, ma anche del possibile coinvolgimento dei linfonodi e dell’eventuale presenza di metastasi, il tumore del rene viene classificato in:

  • Stadio I: se la malattia resta confinata al rene ed ha un diametro inferiore o uguale a 7 cm
  • Stadio II: quando il tumore è circoscritto al rene, ma le sue dimensioni superano i 7 cm. Anche in questo stadio non vi è interessamento dei linfonodi o metastasi a distanza
  • Stadio III: il tumore è diffuso anche alla vena renale e/o alla vena cava (due delle vene principali dell’apparato), oppure anche a un solo linfonodo o al tessuto adiposo che riveste il rene
  • Stadio IV: la malattia è diffusa, ovvero il tumore è esteso anche a due o più linfonodi e/o ad altri organi vicini

 

Come si riconosce il tumore del rene?

La diagnosi precoce del tumore del rene non è sempre possibile, specie nelle fasi iniziali quando la malattia è in genere asintomatica, ovvero non dà disturbi (spesso infatti accade che la malattia venga scoperta attraverso una ecografia addominale fatta per un’altra causa) o la sintomatologia essere così lieve da confondersi con problematiche di altra natura.

 

Continua la dottoressa Cora Sternberg:

Quando il tumore si manifesta, i sintomi più comuni sono la presenza di sangue nelle urine, ovvero l’ematuria, dolore a livello lombare e/o del fianco e soprattutto una massa palpabile a livello addominale. A questi sintomi classici possono accompagnarsi anche una ingiustificata perdita di peso, una stanchezza importante, una febbricola resistente, anemia (globuli rossi bassi), ipertensione (pressione alta) e elevati livelli di calcio nel sangue (ipercalcemia).

 

In presenza di questi sintomi è bene rivolgersi ad una specialista per ricevere o escludere la diagnosi di tumore del rene; infatti si tratta di disturbi e problematiche che potrebbero associarsi ad altre malattie, anche di natura non oncologica.

 

I fattori di rischio

Oltre al sesso maschile, esistono diversi altri fattori di rischio che possono stimolare l’insorgenza della malattia. Fra questi:

  • La predisposizione o la familiarità con un tumore del rene: non si tratta di una malattia ‘ereditaria’ tuttavia, se in famiglia esistono due o più casi di malattia, le probabilità di sviluppare un tumore del rene sono maggiori. Anche alcune malattie rare, come la sindrome di von Hippel-Lindau, trasmessa dal gene VHL, possono aumentare il rischio di malattia
  • Il fumo di sigaretta e l’obesità: il numero di anni di esposizione al fumo e di sigarette fumate, ma anche il mancato controllo del peso possono influenzare sensibilmente lo sviluppo di malattia
  • L’inquinamento ambientale: il contatto cronico con alcune sostanze come ad esempio metalli pesanti; sostanze chimiche fra cui cadmio, piombo, asbesto, fenacetina, torotrasto; solventi tra cui coloranti utilizzati in ambito industriale possono favorire l’insorgenza di alcuni tipi di tumore renale
  • Alcune condizioni cliniche, come ipofunzionalità renale cronica, la dialisi di lunga durata e l’ipertensione arteriosa

 

Diagnosi

Spesso, a causa della scarsa sintomatologia, la diagnosi del tumore del rene è tardiva. Ad oggi gli strumenti di imaging diagnostico maggiormente impiegati per localizzare e caratterizzare un tumore del rene sono:

  • L’ecografia addominale che aiuta a discriminare fra una massa di natura solida, come un tumore, e una cisti in genere piena di liquido e dunque poco (o meno) preoccupante
  • La TAC (tomografia computerizzata) che dà informazioni sulla natura  e sull’estensione della malattia ma anche sull’eventuale presenza di metastasi
  • La risonanza magnetica e/o l’uroTAC che esaminano le vie urinarie e il corretto passaggio delle urine
  • Tra gli esami non radiologici, si ricorre alla ricerca del sangue delle urine la quale non va considerata predittiva di malattia perché tracce di sangue possono essere riferibili anche ad altre condizioni cliniche
  • Laddove necessario, e dietro consiglio medico, si potrà poi eseguire anche una biopsia sotto controllo ecografico o tomografico (TAC), utile a prelevare un campione di tessuto o cellule renali per stabilire istologicamente la natura della malattia
  • Un’eventuale radiografia del torace necessaria a valutare le condizioni dei polmoni e del cuore in funzione della definizione del percorso terapeutico

 

La terapia

Il primo approccio è chirurgico. Ce lo spiega meglio la Sternberg:

In genere si procede ad una resezione parziale quando la malattia è periferica e le dimensioni non superano i 4 cm. Questo tipo di intervento consente di asportare il tumore in modo completo, ma risparmiando il rene. La nefrectomia radicale è riservata a quei casi in cui una resezione parziale non sia possibile. Tuttavia l’introduzione di nuove tecniche chirurgiche, quali la robotica o la laparoscopia, hanno reso possibile interventi anche su lesioni tumorali di più grosse dimensioni o la sola asportazione del tumore anche in caso di malattia metastatica laddove esista una prognosi medio-buona. 

 

L’asportazione del solo tumore viene di norma preferita in caso di malattia bilaterale, che colpisce cioè entrambi i reni.

In caso di tumori avanzati, dunque estesi al rene ed anche ai linfonodi e/o ad altri organi vicini, si ricorre a trattamenti tradizionali, quali la chemioterapia o la radioterapia, o ad approcci terapeutici più efficaci ed innovativi.

Tra le più recenti linee di cura ci sono alcuni farmaci biologici, i cosiddetti inibitori dell’angiogenesi, che mirano a bloccare la formazione di nuovi vasi che nutrono il tumore. Ci sono in particolare l'anticorpo monoclonale anti-VEGF (bevacizumab) e i TKI (sutinib, pazopanib, axitinib e sorafebib) che agiscono sull'angiogenesi e altri ricettori. Poi abbiano anche gli inibitori di MTOR come everolimus e temsirolimus che si sono tutti dimostrati efficaci in caso di tumore del rene localmente avanzato e/o metastatico. Ancora, tra le linee di cura più recenti, vi è l’immunoterapia ovvero terapie che puntano a stimolare il sistema immunitario del paziente. Recenti studi hanno dimostrato che l’immunoterapia è in grado di aumentare la sopravvivenza nella malattia avanzata. In particolare molte aspettative sono attese da una nuova molecola: il nivolumab.

 

È di questi giorni l’approvazione in Europa all’uso della molecola anti PDL1 in seconda linea, ovvero in pazienti già sottoposti a terapia antiangiogenica.

I risultati di uno studio specifico dimostrerebbero un miglioramento della sopravvivenza globale di più di 5 mesi, con una sopravvivenza globale mediana di 25 mesi rispetto ai 19,6 mesi con everolimus, e ricadute benefiche anche sui sintomi correlati alla malattia e sulla qualità di vita.  In più, anche cabozantinib, un inibitore dell’angiogenesi, MET e AXL hanno dimostrato in seconda linea, dopo una terapia antiangiogenica, un aumento della sopravvivenza in confronto all’everolimus.

 

Prevenzione

Al momento l’unica prevenzione possibile contro il tumore del rene, non essendo disponibili esami di screening, è rappresentata dall’eliminazione dei fattori di rischio, quindi la rinuncia al fumo di sigaretta e il controllo del peso. Sebbene non esistano ancora linee guida al riguardo, l’esecuzione di una ecografia addominale periodica nella mezza età, che resta la fascia più a rischio per lo sviluppo di un tumore del rene, potrebbe favorire la diagnosi precoce.

Categorie correlate:

Malattie, cure, ricerca medica




A cura di Francesca Morelli, Giornalista pubblicista iscritta all'Albo dal 2014, collaboratrice di testate web di medicina, scienza, salute e benessere specializzate in prevenzione, oncologia, alimentazione, medicina e medicina di genere, pediatria, e-health.

 

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