CALAZIO ORZAIOLO

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CALAZIO ORZAIOLO

12-06-2011 - scritto da siravoduilio

Cos'è il calazio, cosa provoca, dove si localizza e quali sono i rimedi. Le differenze tra calazio e orzaiolo.

Calazio e orzaiolo: cosa sono e come trattarli.

Il calazio è una flogosi granulomatosa di una ghiandola di Meibomio, il cui dotto escretore risulta ostruito.

Il calazio si presenta come un piccolo nodulo compreso in pieno tarso e protrude sotto la pelle e sotto la congiuntiva, può essere vicino al margine ciliare o proliferare più verso la cute o più verso la congiuntiva (calazio interno o esterno), nel caso di calazio interno si può notare un papilloma infiammatorio. In alcuni casi più calazi possono comparire ontemporaneamente, si parla allora di calaziosi.

CALAZIOSI




La calaziosi è un processo cronico ed i sintomi di questo tipo di infiammazione sono incredibilmente lievi, se si esclude la sensazione di peso palpebrale o di fastidio per la presenza di “qualcosa” sull’occhio oltre quelli ovviamente estetici e quindi oggettivi.

La localizzazione del calazio distingue:

- un calazio esterno, che interessa la cute della palpebra sollevata da un piccolo rilievo tondeggiante;

- un calazio interno, che si sviluppa verso la congiuntiva palpebrale e che è apprezzabile rovesciando la palpebra dove si riscontra una massa di colorito giallastro;

- un calazio del margine palpebrale, a carico dello stesso con la forma di una propaggine appuntita.



IGIENE OCULARE
La prima efficace barriera difensiva dell’occhio è formata da
palpebre, ciglia e lacrime che "lavano" la gran parte delle
sostanze o dei batteri che cercano di aggredire la superficie
oculare. Il lisozima contenuto nel film lacrimale è un potente
agente antibatterico.

Tuttavia è necessario adottare diverse norme igieniche per
ridurre il carico batterico locale e, di conseguenza, il rischio di
infezione. Per quanto riguarda l’igiene oculare quotidiana: lavare accuratamente le mani e lavare delicatamente la regione perioculare due volte al giorno. Utilizzare, durante ogni patologia oculare in atto, garze
sterili medicate preconfezionate.



L'evoluzione del calazio è condizionata dalla possibilità della ghiandola di svuotarsi; se ciò avviene, il calazio può guarire spontaneamente. L'applicazione ripetuta nel corso della giornata di impacchi caldi agevola questo processo. Se si associa una blefarite significativa, può essere utile un antibioticoterapia topica.

Quando il trattamento conservativo fallisce si ricorre all'infiltrazione di 0.05-0.2 ml di Triamcinolone 5 mg/dL, che determina la guarigione delle lesioni entro 1 o 2 settimane. Questo approccio terapeutico si è dimostrato più efficace rispetto al solo trattamento conservativo.

In ultimo si può ricorrere al curettage transcongiuntivale del granuloma.

Qualunque sia la scelta terapeutica è bene tenere presente che la presenza di calazi a livello della palpebra superiore può determinare un transitorio appiattimento della porzione centrale della cornea con conseguente diminuzione del visus, peraltro reversibile a seguito della guarigione.

I soggetti affetti da calaziosi vanno educati ad una accurata e giornaliera detersione della rima palpebrale per la possibilità che il fenomeno si ripresenti; oltre a questo provvedimento di base, deve essere messo in opera quanto necessario per la terapia della patologia di fondo (Dermatite seborroica, rosacea) quando presente.

Inoltre devono essere fatti esami dell'apparato gastroenterico,perchè ci possono essere problematiche di alterato transito,colecistopatie etc.etc. Quindi è bene controllare funzionalità epatica, alterazioni della colecisti e dell'intestino e/o del colon!!

ORZAIOLO


L’orzaiolo è una patologia di tipo infettivo, solitamente causata da una tipologia di batteri denominata stafilococchi, che colpisce una o più delle ghiandole sebacee delle palpebre, situate alla base delle ciglia. Nella maggior parte dei casi, le ghiandole interessate sono quelle esterne, anche dette “di Zeis” o “Moll”. La ghiandola di Zeis è una ghiandola sebacea unilobare che si trova al margine della palpebra e supporta l'azione delle ciglia.

La ghiandola prende il nome dall'oftalmologo tedesco Eduard Zeis, che la scoprì. Si tratta di ghiandole che producono una sostanza oleosa che attraverso i dotti escretori del lobulo sebaceo viene immessa nella parte centrale del follicolo pilifero. Nella stessa zona della palpebra, vicino alla base delle ciglia, si trovano alcune ghiandole sudoripare chiamate "ghiandole di Moll". Se le ciglia non vengono pulite, è possibile l'insorgenza della follicolite, mentre le conseguenze possibili in caso di infezione alla ghiandola sebacea sono l'ascesso e l'orzaiolo.

In tali situazioni, l’infiammazione è evidenziata dalla formazione di una piccola escrescenza di forma tondeggiante in corrispondenza della linea delle ciglia. Il paziente lamenta un doloroso gonfiore persistente nella zona dove si trova l’orzaiolo e, al centro di questo, si nota una fuoriuscita di pus (liquido di colore giallognolo).

In casi piuttosto rari e più preoccupanti, l’orzaiolo è definito “interno”, in quanto le ghiandole colpite sono quelle “di Meibomio”, situate, appunto, nella zona interna delle palpebre. Al contrario di quello esterno, l’orzaiolo interno, di regola, non è visibile a prima vista: solo a seguito di un esame del lato interno della palpebra, si noterà un gonfiore circoscritto e molto dolente, anche in questo caso dovuto all’accumulo di pus.

L’orzaiolo, poi, a prescindere dalla localizzazione, è caratterizzato anche da un notevole fastidio nel percepire fasci luminosi e spesso si sviluppa una lacrimazione accentuata.

Quanto alle terapie, è decisamente errato il tentativo di schiacciare la tumefazione, perché il pus potrebbe “contagiare” parti sane e si rischia di estendere l’infiammazione all’intero dotto escretore, fino a far degenerare l’orzaiolo in cisti. E’ opportuno, invece, mantenere l’occhio pulito, agevolando la maturazione e, quindi, la regressione dell’escrescenza attraverso impacchi di acqua non troppo calda, da effettuare con una garza sterile in modo ripetuto. Solitamente la rottura dell’ascesso, con la riduzione e, poi, scomparsa del dolore è spontanea e avviene nell’arco di alcuni giorni.

Il medico può, tutt’al più, prescrivere pomate a base di eritromicina (o antibiotici simili), allorché la frequenza della patologia inizi a diventare preoccupante. Quando si tratta di orzaiolo interno, invece, è necessario, in genere, l’intervento di uno specialista, che faciliti la fuoriuscita del pus attraverso l’agopuntura e la spremitura.

Terapia
Applicando impacchi caldi sull’orzaiolo si allevia il fastidio, inoltre si affretta il processo suppurativo e quindi il conseguente scoppio dell’orzaiolo. Il medico può eventualmente prescrivere colliri o antibiotici adeguati se questa tumefazione perdura. A volte può essere necessario incidere o asportare chirurgicamente l’orzaiolo.



Un caro saluto
Prof.Duilio Siravo
siravo@supereva.it
http://drsiravoduilio.beepworld.it
Cell.:3385710585
PROF.DOTT. DUILIO SIRAVO
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