Contro il tumore al polmone, spegni la sigaretta!
Il fumo di sigaretta continua a generare l'80% dei casi di tumore al polmone. Il rischio è molto più alto se si inizia da giovanissimi.
Non è tanto quanto si fuma, ma da quanto perdura la cattiva abitudine. Ecco i consigli per smettere.
Quasi 41.000 nuove diagnosi ogni anno, solo in Italia, di cui il 30% nella popolazione femminile, ovvero circa l’11% della totalità di nuovi tumori con un interessamento del 15% di maschi e del 6% di donne. Sono i numeri del tumore del polmone stimati e diffusi per il 2015 da AIOM (Associazione Italiana Oncologia medica) che collocano questa neoplasia al terzo posto per incidenza dopo il tumore del colon-retto e quello del seno.
A preoccupare non è solo la diffusione della malattia, ma anche l’elevata mortalità: il tumore al polmone è infatti la prima causa di morte oncologica fra i maschi (26%), con un leggero calo del -1,5% all'anno nel periodo più recente, e la terza fra le donne (11%) dove, invece, si è registrato un aumento del 1,6% all'anno tra il 1996 e il 2015 a causa dell’abitudine al fumo femminile costantemente in crescita.
Fondamentale, per arrestare questo trend di diffusione e mortalità, è puntare sulla prevenzione e sulla diagnosi precoce attraverso una maggiore sensibilizzazione fra la popolazione e l’abolizione del fumo, principale responsabile della malattia.
LA CARTA DI IDENTITÀ DEL TUMORE POLMONARE
Si può sviluppare nelle cellule che costituiscono bronchi, bronchioli e alveoli, i vari componenti che strutturano il polmone, e differenziarsi in diverse patologie. Tuttavia si è soliti classificare i tumori del polmone in due grandi gruppi che rappresentano circa il 95% di tutte le forme tumorali che possono colpire l’organo:
- i tumori non a piccole cellule (80%) che includono il carcinoma a cellule squamose, l’adenocarcinoma e il carcinoma a grandi cellule
- i tumori a piccole cellule (20%) che interessano il tessuto epiteliale, quello cioè che riveste il polmone in tutte le sue parti
GLI (IN)SOLITI SOSPETTI
Non è sempre possibile diagnosticare un tumore del polmone in fase precoce, perché nel 95% dei casi non dà segni specifici, ma tanti piccoli avvertimenti che tuttavia possono essere confusi con altre problematiche, per lo più infiammatorie, che possono interessare le vie respiratorie. Spesso accade che questo tumore venga scoperto durante una indagine diagnostica per altre problematiche. Tuttavia è bene sottoporsi a una visita specialistica in caso di una sintomatologia persistente, ma spesso sottovalutata, che può manifestarsi con:
- tosse sia secca che accompagnata da catarro
- respiro corto e affannoso che non ha cause apparenti
- un dolore toracico la cui intensità dipende dal coinvolgimento della pleura, il ‘foglietto’ che riveste il polmone, e che può aumentare nel caso di un colpo di tosse o un respiro profondo
- il sangue nell’espettorato (sputo), anche come semplice striatura, dovuto all’erosione dei piccoli vasi interessati dalla malattia
- possono essere altrettanto significativi la perdita di peso e di appetito, una stanchezza immotivata, infezioni respiratorie come bronchiti o polmoniti ricorrenti o che ritornano dopo un trattamento
La diagnosi precoce è fondamentale perché il tumore al polmone può espandersi nelle strutture vicine, quali ad esempio la pleura, la parete toracica, il diaframma per via linfatica o attraverso il flusso sanguigno, dando luogo all’insorgenza di metastasi.
UN GROSSO RISCHIO
Questi sintomi sospetti sono tanto più importanti se compaiono in fumatori, infatti il fumo di sigaretta rappresenta il principale responsabile della comparsa di questo tumore. Esiste infatti un chiaro rapporto dose-effetto tra l’abitudine al fumo e la malattia.
Questo significa che più si è fumato (o più fumo passivo si è respirato nella vita), maggiore è la probabilità di ammalarsi, a tal punto che, secondo gli esperti, la durata di questa cattiva abitudine è più importante del numero di sigarette fumate.
Il rischio cioè è molto più alto se si inizia a fumare da giovanissimi e si prosegue per il resto della vita, mentre il rischio relativo dei fumatori pare aumentare di circa 14 volte rispetto ai non fumatori e addirittura fino a 20 volte, se si fumano più di 20 sigarette al giorno.
Oltre ai fumatori, sono più soggette a sviluppare un tumore al polmone anche persone esposte ad alcuni agenti professionali potenzialmente cancerogeni come l’amianto (asbesto), il radon o i metalli pesanti.
Aumentano infine le probabilità di sviluppo di tumore anche l’inquinamento atmosferico, la familiarità (genitori, fratelli o sorelle affetti da malattia), precedenti malattie polmonari o trattamenti radioterapici per altre forme oncologiche quali ad esempio un pregresso linfoma.
LA SCOPERTA
Servono alcuni esami specifici, che vanno prescritti dal medico curate o dallo specialista, per localizzare e stadiare il tumore al polmone. Il primo da eseguirsi è di norma una lastra (Rx) del torace che in caso di sospetto potrà essere seguita da ulteriori indagini con una TC (tomografia computerizzata), una risonanza magnetica e/o una PET. Per la diagnosi del tumore al polmone è possibile anche eseguire un esame citologico dell’espettorato su almeno tre campioni raccolti in giorni successivi, che consiste nello studio delle cellule polmonari presenti nello sputo, o una broncoscopia che permette divedere lo stato dei bronchi e di effettuare simultaneamente un prelievo di campione tissutale (biopsia) che sarà quello che consentirà di effettuare una diagnosi certa di malattia, o ancora un’agobiopsia percutanea, cioè un prelievo sotto guida TC e con un ago introdotto dall’esterno della parete toracica.
Stabilita l’estensione di malattia e attraverso la biopsia anche la natura del tumore, verrà valutato il tipo di trattamento più appropriato che potrebbe prevedere la chemioterapia, la radioterapia anche in associazione o dopo la chemioterapia, la chirurgia o le terapie biologiche. Queste ultime utilizzano farmaci innovativi a bersaglio molecolare, ma si tratta di cure ancora in fase di studio, insieme a terapie immunologiche già utilizzate invece per altri tumori.
NO AL FUMO
L’abolizione dei fattori di rischio, dunque della sigaretta, è ad oggi la migliore prevenzione contro il tumore al polmone. Infatti l’80% di essi è generato proprio dal fumo. Anche il fumo passivo, quello cioè respirato dalla sigaretta di altri, potrebbe essere responsabile dell’insorgenza di questa neoplasia.
Smettere di fumare, oltra ad allontanare il rischio di malattia, dà benefici subito percepiti dall’intero organismo.
Le prime 48 ore di cessazione sono le più difficili; specie se si è fumatori accaniti, si potrà entrare in crisi di astinenza con manifestazioni di irritabilità, voglia irrefrenabile di fumare, aumento dell’appetito, difficoltà di dormire. Sono sintomi che insorgono rapidamente e che raggiungono la massima intensità nei giorni successivi alla sospensione della sigaretta, perdurando all’incirca 4 settimane. A questi esiti fisici, si può aggiungere anche la dipendenza psicologica dalla sigaretta, variabile da individuo a individuo, il cui superamento può richiedere il supporto del medico curante o di un centro specializzato antifumo. Importante è non cadere nelle trappole mentali che hanno lo scopo di far tornare il fumatore ad accendersi la sigaretta.
SCELTE STRATEGICHE
Per smettere di fumare occorrono innanzitutto fermezza, forza di volontà e motivazione. L’adozione però di alcune misure intelligenti e strategiche possono aiutare nell’obiettivo, ad esempio:
- Scegliere un momento favorevole della vita per decidere di smettere di fumare quale un periodo di vacanza che può aiutare a sopportare i primi fatidici giorni di stress
- Buttare via le sigarette, nascondere il posacenere, regalare gli accendini e rendere gli altri partecipi della propria decisione di dire stop al fumo
- Cambiare abitudini, rinunciando ad esempio al caffè; spesso infatti l’associazione caffè-sigaretta è un automatismo e non una reale necessità
- Aumentare l’attività fisica, camminare, distrarsi il più possibile con hobby o altre attività che danno piacere
- Aumentare il consumo di frutta e verdura fresche, ma anche tenere a portata di mano acqua, caramelle, gomme da mettere in bocca quando sale la voglia di una sigaretta
- Premiarsi al raggiungimento di ogni tappa, dopo 1 giorno senza fumo, dopo 2 giorni senza fumo, dopo 1 settimana senza fumo e così via
LO SCREENING
Effettuare uno screening con TC spirale a basso dosaggio per ridurre il rischio di mortalità per tumore al polmone è un argomento ancora controverso. La maggior parte degli studi effettuati e pubblicati attesterebbero infatti un aumento notevole delle diagnosi di cancro polmonare, non associabili però a una effettiva riduzione anche della mortalità. Attualmente dunque l’indicazione è quella, prima che lo screening con TC spirale possa essere offerto a milioni di individui nel mondo, di mettere in atto misure che consentano di selezionare gli individui a maggior rischio, ad esempio attraverso l’utilizzo di biomarcatori, definire la frequenza e la durata dello screening, valutare i costi e gli effetti collaterali quali l'aumento delle procedure invasive e l’eventuale danno radiologico sebbene la TC spirale utilizzi dosi di radiazioni molto basse.
IL FUTURO DELLA RICERCA
Si punta ai biomarcatori, ovvero a marcatori molecolari, tra questi i microRna (piccolissimi frammenti di DNA), proteine infiammatorie nel siero, anticorpi o cellule tumorali circolanti nel siero e/o nell’esalato respiratorio, al fine di capire se questi elementi potranno essere considerati strumenti efficaci di diagnosi precoce e per l’identificazione di soggetti a rischio.
Tra i progetti di diagnosi più innovativi in Italia, presso l’Università Campus Bio-Medico di Roma, è in corso uno studio pilota di misurazione del respiro effettuato su 100 soggetti a rischio di età superiore ai 55 anni, i cui primi risultati sembrano promettenti. Questo test sul respiro parrebbe infatti in grado di identificare la neoplasia con una probabilità dell’86% ed i soggetti sani al 95%, con appena il 5% di possibilità di incorrere in falsi positivi.
Le rilevazioni sul respiro vengono eseguite grazie a una catena di misurazioni in grado di afferrare, acquisire, immagazzinare e conservare nel tempo e senza alterazioni le caratteristiche del respiro. Se i risultati dello studio fossero confermati da dati ulteriori, il sistema potrebbe consentire, in tempi relativamente brevi, di sottoporre ad esame anche fasce di popolazione attualmente escluse dallo screening preventivo per via della dose di radiazioni prodotte dalla TC spirale.
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A cura di Francesca Morelli, Giornalista pubblicista iscritta all'Albo dal 2014, collaboratrice di testate web di medicina, scienza, salute e benessere specializzate in prevenzione, oncologia, alimentazione, medicina e medicina di genere, pediatria, e-health.
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