La dieta monastica

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La dieta monastica

28-09-2008 - scritto da monica_balestrero

Il primo modello dietetico vero e proprio

Il primo esempio di dieta ideale

Il primo modello dietetico che può essere considerato similare a quello dell’odierno schema piramidale è dato dalla cucina monastica medievale. In essa infatti, la totale mancanza di carni rosse, vietate dalla Regola, la prevalenza di prodotti freschi e di stagione coltivati nell’orto monastico, e i prodotti dell’allevamento di pollame e della pesca, si accompagnavano al costante lavoro fisico, permettendo il giusto rapporto tra grassi, calorie ed energie consumate.
Confrontando il modello della piramide con quello ottenuto dalla trasposizione della Regola di S. Benedetto in forma di grafico, notiamo che i due modelli appaiono sorprendentemente simili.



Il valore energetico della dieta monastica doveva consistere in un 20% di pesce, uova e latticini, in un 18% di pane, un 20% di vino, in un 2% di prodotti usati per insaporire le vivande (come spezie, aglio e cipolla) e in un 40% di legumi, ortaggi e frutta.
Nella sua regola San Benedetto prescrive un regime alimentare semplice, ma equilibrato dal punto di vista nutritivo, capace di soddisfare le necessità energetiche anche di quei monaci impiegati nei lavori più faticosi. Non vi sono elementi nel testo che ci permettano di affermare con certezza che le indicazioni della Regola tenessero conto delle teorie dietologiche dell’epoca, ma non dobbiamo dimenticare che fu proprio San Benedetto il primo organizzatore della medicina monastica in occidente e tra i lavori manuali che i monaci dovevano svolgere era inclusa l’assistenza agli infermi: “l'assistenza agli infermi deve avere la precedenza e la superiorità su tutto” si legge nel XXXVI capitolo della Regola. Dobbiamo inoltre ricordare che negli scriptoria dei monasteri avveniva il lavoro di copiatura dei testi medici dell'antichità classica: i monaci avevano quindi a disposizione un bagaglio terapeutico consolidato ed efficace.
La necessità di consumare olio e vino per le celebrazioni liturgiche costrinse i monaci a sforzarsi di coltivare l’ulivo e la vite in zone anche inadatte a questi tipi di piante. Inoltre, la Regola Benedettina imponeva ai monaci di accompagnare la preghiera con il lavoro dei campi, dunque anche il più piccolo monastero doveva essere provvisto di un orto.
L’intento missionario spinse poi i monaci in tutta Europa: insieme all’annuncio del Vangelo e alla Regola benedettina, si diffuse così anche il gusto per i prodotti ortofrutticoli e le tecniche per coltivarli e conservarli, l’olio affiancò il burro come condimento e base di cottura per le pietanze e il vino sostituì la birra come bevanda privilegiata.
Di fatto, dunque, possiamo affermare che la mappa della diffusione del cristianesimo in Europa, corrisponde anche alla mappa della diffusione del nuovo e più completo regime alimentare nato nel Medioevo e delle teorie dietologiche contenute nei testi che nei monasteri venivano copiati.

Profilo del medico - monica_balestrero

Nome:
Monica Balestrero
Comune:
ROMA
Contatti/Profili social:


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