Lo svezzamento
Come sapere quando smettere di allattare
Anche la letteratura internazionale va sempre più nella direzione di eliminare il termine “svezzamento” e ciò che evoca.
L’introduzione dell’alimentazione solida rappresenta l’inizio di una nuova epoca di interazione bambino/madre/ambiente, e induce l’avvio di un progetto di educazione alimentare che avrà corso e ripercussioni anche molto più avanti negli anni. Non è un periodo sempre facile, ma nemmeno necessariamente drammatico come potrebbe essere lo svezzamento inteso come interruzione rapida e più o meno drastica dell’allattamento al seno.Anche la letteratura internazionale va sempre più nella direzione di eliminare il termine “svezzamento” e ciò che evoca. In effetti, ci si è resi conto che sia la biologia che la psicologia hanno tempi lunghi ed è meglio lasciare tranquillamente durare a lungo il periodo dell’allattamento - sempre che ciò sia possibile - quale integrazione alle pappe. Proponendo con calma e gradualmente i nuovi cibi e mantenendo contemporaneamente l’offerta del latte materno, il bambino avrà modo di abituarsi senza bruschi passaggi a nuovi cibi e alla loro digestione. Da parte dei genitori ci vorrà un po’ di pazienza e di sensibilità per regolare gradualmente la proposta alimentare.
Il bambino esplora le caratteristiche specifiche dei nuovi alimenti con labbra, denti, olfatto, palato (sapore, consistenza, odore, calore), conosce con gli occhi (forma e colore) e con il tatto; ogni cibo colpisce e suscita una conoscenza che si fissa nella memoria.
E’ importante dar tempo a queste esperienze per non limitare e mortificare la vivacità sensoriale del bambino in questo particolare momento. Il cibo rimane pregno di significati e di simboli, ma al tempo stesso va caratterizzandosi soprattutto come risposta al bisogno puntuale e sempre più differenziato di sfamarsi.
Se l’introduzione degli alimenti solidi nella dieta è graduale e soprattutto non in conflitto con l’allattamento al seno, nel senso che non lo soppianta provocandone automaticamente la scomparsa, il bambino vivrà molto più tranquillamente questa nuova fase. Anche il suo organismo si abituerà a ricevere le sostanze nutritive solide, mentre il latte materno diventerà sempre più complementare. Studi in merito affermano che il latte della madre cambia anche quando è affiancato dalla nuova alimentazione, proseguendo quell’adeguamento alle esigenze del bambino già posto in atto sin dal principio.
Non ci sono regole fisse per stabilire quando smettere di allattare. L’ideale sarebbe che la richiesta di latte materno venisse meno spontaneamente e, di conseguenza, a tempi diversi da un bambino all’altro, a seconda della diversità delle esigenze; la casistica va tranquillamente dagli otto mesi al secondo anno di vita e oltre. Pare che solo allora il bambino non abbia più bisogno delle sostanze che va cercando nel latte di sua madre, utili – si ipotizza – per completare la maturazione di qualche parte o funzione del suo organismo. Soprattutto per la maturazione del sistema nervoso centrale.
Il bambino che non abbia vissuto bene e completamente il periodo dell’allattamento – perché troppo precocemente svezzato o per aver recepito l’eventuale disagio di una madre non positivamente coinvolta nel ruolo di nutrice – è probabile che egli affronti con minore sicurezza questo passaggio.
E’ evidente che il bambino, crescendo, dimostri di essere pronto per nuove esperienze. E’ inevitabile procedere per tentativi, poiché ogni bambino possiede una propria individualità nonché un bagaglio di esigenze che vanno capite e rispettate. E’ bene dar fiducia al bambino e lasciare che assaggi, conosca e si esprima. E’ necessario, quindi, prestare attenzione ai suoi rifiuti e alle sue preferenze.
Al giorno d’oggi molte donne allattano con relativa facilità, e perché questo avvenga, l’allattamento deve essere precoce, non misto e a richiesta. Inoltre il taglio del cordone ombelicale non deve essere praticato troppo presto, altrimenti il bambino, essendo in acidosi, ha meno forza di suzione, è debole e non riesce a succhiare. Se invece il taglio del cordone non è avvenuto troppo presto, la placenta ha la capacità di correggere l’acidosi iniziale. Ciò significa che la placenta non ha esaurito la sua funzione, ma che continua a inviare le sostanze che correggono l’acidità del bambino. In questo modo diventa più facile l’immediata suzione del colostro materno, importante per il bambino affinché, nelle ore successive alla nascita, non perda quella forza di succhiare, forza che stenterebbe poi a ritrovare. (Lorenzo Braibanti)
Ora si è venuti alla conclusione che l’allattamento materno cessa quando lo decide il bambino stesso. Ci sono bambini che a 8 mesi non vogliono più attaccarsi alla mammella, altri invece che continuano molto più a lungo. Il bambino è il pediatra di se stesso e conosce bene la propria fisiologia. La conosce per istinto. Ora si sa che, se il bambino prolunga la richiesta di latte materno, è perché ne ha ancora bisogno. E ne ha bisogno per assumere alcune sostanze che completano lo sviluppo delle guaine nervose di fosfolipidi dell’ipotalamo. Si pensa, quindi, che se il bambino continua a richiedere il latte materno anche dopo l’anno di età, lo faccia proprio per raggiungere una precisa maturazione del suo sistema nervoso centrale. (Lorenzo Braibanti)
Da quanto sopra si vede con quanta precisione Madre Natura ha stabilito ogni cosa per il bene delle nuove creature che vengono al modo. L’allattamento fa bene al bambino, ma anche alla donna. Infatti, diminuisce l’osteoporosi, il rischio di tumore alle ovaie, aiuta a perdere l’eccesso di peso accumulato in gravidanza e consolida quel rapporto col piccino che era iniziato già sin dai primi momenti della gravidanza, e forse, in certi casi fortunati, ancor prima del concepimento. Soprattutto, fa bene a lui. Nel bambino allattato al seno, le infezioni respiratorie sono tre volte meno frequenti rispetto ai piccoli nutriti con il biberon; sono meno frequenti anche le infezioni gastrointestinali, le allergie e persino il pericolo della morte in culla. Non va trascurato nemmeno il notevole risparmio mensile, che si aggira attorno a una somma non indifferente.
Comunque, una succhiatina serale, prima di dormire, non dovrebbe creare un grosso problema per la mamma, mentre è enormemente benefica per il bambino.
Non avete mai visto una donna che allatta il suo piccino ? E’ uno spettacolo che fa una gran tenerezza. Non è possibile non commuoversi!
Bianca Buchal