Rosolia: una malattia dei bambini che diventa un rischio in gravidanza

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Rosolia: una malattia dei bambini che diventa un rischio in gravidanza

25-09-2019 - scritto da Paola Perria

La rosolia è una malattia infettiva pericolosa nelle donne incinte. Ecco perché vaccinarsi in previsione di una gravidanza.

Rosolia, citomegalovirus, toxoplasmosi: quali sono gli esami consigliati quando arriva il momento di pensare a un bambino?

 

La rosolia è una delle malattie esantematiche dell’infanzia di cui si parla di meno, se non fosse per i pericoli che tale infezione comporta quando contratta in gravidanza. Il virus che la causa, infatti – che appartiene al genere Rubivirus della famiglia dei Togarividae – soprattutto nelle prime fasi della gestazione si trasmette al feto che quindi può andare incontro a danni e morte precoce con aborto spontaneo. Ma prima di affrontare il discorso sulle possibili complicanze della rosolia, vediamo come si contrae, i sintomi e le cure della forma “standard”.

 

COS'E' LA ROSOLIA E COME SI MANIFESTA

La rosolia è una malattia esantematica, che quindi comporta la formazione dell’esantema, eruzione cutanea analoga a quella di varicella e morbillo, seppur meno fastidiosa. Questa infezione tipicamente infantile, colpisce generalmente i bambini non vaccinati nella fascia di età compresa tra i 6 e i 12 anni. A quel punto l'immunizzazione resta per tutta la vita.

 

Il contagio avviene attraverso le prime vie respiratorie, in particolare le goccioline di saliva e il muco nasale, che si trasmettono facilmente quando si entra in contatto ravvicinato con una persona infetta. Una volta entrato nel corpo del soggetto sano, dopo una fase di incubazione che dura dalle due alle tre settimane, il virus incomincia a proliferare e dare i primi sintomi della malattia, che sono:

  • Febbre (difficilmente, però, il rialzo termico è tale da preoccupare)
  • Mal di testa
  • Occhi rossi e lacrimazione abbondante
  • Dolori articolari
  • Ingrossamento lieve dei linfonodi del collo
  • Comparsa dell’esantema: le prime eruzioni cutanee – piccole papule di color rosa - insorgono nella zona del collo per poi diffondersi su fronte, viso e resto del corpo

 

Attenzione, però: la rosolia è una malattia esantematica atipica in quanto il rush cutaneo o esantema può anche non presentarsi. Anzi, non è raro che ciò accada. Inoltre, molte persone si ammalano di rosolia da bambini, adolescenti o persino da adulti senza accorgersi di aver contratto l’infezione, che risulta spesso quasi asintomatica.

 

Quando presente, la sintomatologia le bambino sano non è particolarmente aggressiva e si risolve nel giro di una settimana-10 giorni. La contagiosità invece è massima nella settimana che precede la comparsa del rush cutaneo e per i primi 5 giorni successivi.

 

Finora abbiamo descritto una malattia innocua che non deve destare preoccupazione ma… Ci sono dei grossi ma...

 

 

ROSOLIA IN GRAVIDANZA: UN PERICOLO PER IL FETO

Per quanto riguarda la rosolia contratta in gravidanza, il pericolo deriva dal fatto che la donna colpita potrebbe non accorgersi neppure di essersi ammalata, ma è il bambino, in questo caso, a risentirne. Un’infezione da rosolia si può trasmettere al feto con il rischio di comportare morte o gravi deficit. Tra i danni da rosolia nel feto (sindrome da rosolia congenita) i più comuni sono sordità, ritardo mentale, focomelia, deficit visivi e cecità. Come si evince, disabilità gravissime. Il rischio di malformazioni fetali gravi è massimo quando la rosolia viene contratta nel primo trimestre di gravidanza, mentre le infezioni contratte dopo la ventesima settimana raramente provocano malformazioni congenite.

 

Per quanto riguarda le complicanze nell’adulto, esse esistono, sebbene in percentuali minime. La più grave è la possibilità di sviluppare edema cerebrale, mentre più comune (ma sempre in numeri esigui) è una estensione dell’infezione alle orecchie.

 

 

COME SI CURA LA ROSOLIA

Considerando solo la forma semplice, che rappresenta la stragrande maggioranza dei casi, si tratta di un'infezione virale non particolarmente aggressiva, per combattere la quale non c’è bisogno di assumere medicinali specifici, soprattutto non antibiotici. Tuttavia, quando il rialzo febbrile, specie nei bambini piccoli, superi i 38,5°C, può essere necessario assumere un antipiretico, e in caso di particolare fastidio e arrossamento oculare, anche dei colliri decongestionanti.

 

Se l’esantema diventa pruriginoso, un bagno tiepido con amido di riso potrà offrire sollievo. In linea di massima è meglio evitare di assumere antistaminici ma, piuttosto, attendere che la malattia faccia il suo corso. Occorrono riposo, idratazione (acqua, succhi e tisane), dieta leggera e… pazienza!

 

 

L'IMPORTANZA DI VACCINARSI CONTRO LA ROSOLIA

La vaccinazione è un modo efficace e sicuro per non incorrere nella rosolia e nelle sue complicanze gravidiche.  Per i bimbi, l’immunizzazione anti rosolia è disponibile in associazione a quella da morbillo e parotite, nel cosiddetto vaccino trivalente (MPR), che si somministra in due dosi, ovvero una prima tra il 13° e il 15° mese di età del bambino, e una seconda al 6° anno di vita.

 

Per le donne non vaccinate che intendano affrontare una gravidanza è necessario sottoporsi ad un semplice esame del sangue per verificare che effettivamente la rosolia non sia stata contratta in precedenza, magari senza accorgersene. Si tratta del rubeo test, che rileva la presenza, o meno, degli anticorpi contro il virus della malattia. Se nel sangue della futura mamma ci sono, significa che è immune: non ci sono pericoli che la donna contragga di nuovo il virus. In caso contrario, se la gravidanza non è iniziata è opportuno sottoporsi alla vaccinazione preventiva. A gestazione già avviata, però, il vaccino non è più consigliabile ma bisognerà rimandarlo al periodo immediatamente dopo il parto

 

SALUTE PRECONCEZIONALE, I CONTROLLI DA FARE: ROSOLIA E NON SOLO

La salute preconcezionale, cioè del periodo che precede il concepimento, è un fattore fondamentale per un normale decorso della gravidanza e sviluppo del feto. Quali sono gli esami consigliati quando per la coppia arriva il momento di pensare a un bambino? Ce ne parla la Dr.ssa Elisabetta Colonese, specialista in Ginecologia e Ostetricia del Centro Medico Sempione di Milano.

 

 

 

Prima di iniziare a cercare un bambino, io consiglio alle mie pazienti di fare una visita preconcezionale, il cui obiettivo è capire se l’utero, le ovaie e le tube funzionano nel modo corretto: si tratta di una visita ginecologica classica molto semplice, con ecografia transvaginale.

Per arrivare alla gravidanza in modo più consapevole, sicuro e con le carte in regola perché vada tutto per il meglio, consiglio anche di valutare l’assetto ormonale, per identificare eventuali problematiche che possano andare ad alterare la ritmicità del ciclo mestruale e l’ovulazione.

E’ inoltre importante che la futura mamma sappia se è immune ad alcuni virus, come la rosolia e il citomegalovirus, ed eventuali altri parassiti come ad esempio il toxoplasma che, se contratti in gravidanza, possono dar luogo a infezioni particolarmente pericolose per il nascituro perché potenziali responsabili di malformazioni. Sapere che non si è immuni a questi microrganismi permette di ricevere dal ginecologo indicazioni e consigli comportamentali, ma soprattutto, come nel caso della rosolia, consente alla donna di sottoporsi a una vaccinazione per non correre il rischio di ammalarsi in gravidanza.

Insomma, prima di intraprendere il percorso alla ricerca di un bambino sarebbe sempre bene chiedere, informarsi, parlare con il ginecologo per fugare ogni dubbio, senza aver paura di fare domande banali, perché non lo sono mai.

 

La Dr.ssa Elisabetta Colonese, specialista in Ginecologia e Ostetricia, riceve presso il Centro Medico Sempione di Milano. Per contattarla, clicca qui.



A cura di Paola Perria, Giornalista pubblicista iscritta all'Albo dal 2009, Master I livello in Gender Equality-Strategie per l’equità di Genere con tesi sulla medicina di genere.
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ATTENZIONE: le informazioni che ti propongo nei miei articoli, seppur visionate dal team di medici e giornalisti di ForumSalute, sono generali e come tali vanno considerate, non possono essere utilizzate a fini diagnostici o terapeutici. Il medico deve rimanere sempre la tua figura di riferimento.



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