Prevenzione e stili di vita: ruolo della comunicazione efficace

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Prevenzione e stili di vita: ruolo della comunicazione efficace

13-03-2014 - scritto da Prof.ssa Virginia A. Cirolla

La comunicazione fra medico e paziente come motore della modifica dello stile di vita

Comunicare il rischio di malattia è il primo approccio verso il cambiamento dello stile di vita del paziente

Prevenzione e stili di vita: ruolo della comunicazione efficace La vera sfida dei prossimi anni sarà quella di ridurre per quanto possibile i costi delle malattie croniche.
Questa sfida può essere vinta solo mediante un aumento della prevenzione primaria, mediante cioè un cambiamento radicale degli stili di vita da parte dei pazienti. Il processo di cambiamento non è tuttavia affatto semplice e scontato. Il cambiamento dello stile di vita infatti necessita di una percezione da parte del soggetto del rischio e di un conseguente cambiamento. Tale processo è tuttavia dominato da meccanismi sia di carattere

economico che psicologico che rendono in parte difficile il raggiungimento dell’obiettivo.
Nonostante la letteratura sottolinei i vantaggi collegati ad uno stile di vita più sano, i dati epidemiologici mostrano invece un aumento dei comportamenti a rischio e delle malattie in parte attribuibili ad uno stile di vita a rischio.
Solo la prevenzione operata con programmi di ampio respiro ha avuto un qualche effetto,
soprattutto perché a tale livello oltre alla persuasione si è intervenuti anche a livello di coercizione
(con provvedimenti legislativi che hanno aumentato le imposte sul tabacco o che hanno ristretto le aree in cui si può fumare in pubblico).
Questo risultato abbastanza negativo, apre due importanti campi per l’indagine: da un lato occorre infatti studiare più da vicino il processo che porta il singolo a cambiare il proprio comportamento a rischio e, di conseguenza, a cambiare il modo in cui il rischio viene comunicato.
Secondo la letteratura più recente, esistono diverse fasi in questo processo che vanno analizzate separatamente e cioè la percezione del rischio da parte del soggetto e la modifica del comportamento rischioso.
In entrambi i processi, la comunicazione gioca un ruolo fondamentale, ma diversi sono i protagonisti .
Nel primo caso il paziente può essere raggiunto con diversi strumenti comunicativi mentre nel secondo caso il medico gioca un ruolo fondamentale.
La comunicazione del rischio sta ricevendo da parte della letteratura sia teorica che empirica una particolare attenzione in quanto gli effetti attesi dalla comunicazione del rischio sul campo non corrispondono a quelli ottenibili con i modelli teorici Il tipo di azioni che il paziente intraprende di
fronte al rischio di malattia sono di due tipi:
a) prevenzione/riduzione del rischio mediante l’adozione di stili di vita “virtuosi” che riducano la sua probabilità di incorrere in un determinato problema
b) riduzione dell’ansia mediante una chiusura dei canali informativi. Di fronte alla notizia del rischio, il paziente preferisce restare ignorante sul rischio che corre per diversi motivi: non è preparato a cambiare stile di vita, percepisce che ormai il danno che si è creato è irreversibile.
Comunicare il rischio è il primo approccio verso il cambiamento dello stile di vita, ma bisogna tenere conto dell’ansia provocata dal messaggio che potrebbe portare il paziente a rifiutare l’informazione. Per questo motivo, un messaggio semplice di comunicazione del rischio è particolarmente indicato per comportamenti in cui la probabilità dell’evento non è correlata al
passato.Se l’individuo si sta procurando un danno con il proprio comportamento, il messaggio deve essere anche in parte rassicurante, sottolineando quindi non solo i rischi in modo ossessivo, ma anche i benefici derivanti dal cambiamento di stile di vita. Questo tipo di messaggio potrebbe essere indicato per le campagne
relative al cambiamento di particolari stili di vita (uso/abuso di sostanze dannose quali fumo, alcool,droghe; disordini alimentari o cattiva alimentazione) in cui il soggetto percepisce di essersi ormai causato un danno irreversibile alla salute, si sente in parte in colpa per non essere in grado cambiare
stile di vita e non vuole quindi sapere quanto danno si è procurato.
Edwards (2004) evidenzia che la comunicazione del rischio deve essere personalizzata sui bisogni del paziente, tenendo conto delle sue preferenze per l’informazione. In questo senso quindi, si conferma ancora una volta l’importanza dell’ansia nel rapporto fra medico e paziente.
Cutler (2004) fa invece notare che non sempre la strategia della comunicazione individuale è vincente. Quello che non funziona sono proprio gli interventi mirati volti al cambiamento dello stile di vita del singolo individuo. Funzionano invece interventi a carattere nazionale, anche e soprattutto quando l’intervento legislativo diventa importante. Gli strumenti più efficaci nella riduzione del consumo di sigarette sono infatti stati l’aumento delle imposte sul consumo ed i divieti di fumare in luoghi aperti al pubblico (Cutler, 2004). Gerrard et al. (1999) fanno notare che il paziente inoltre ha bisogno di uno strumento che crei un collegamento forte e diretto fra il comportamento a rischio e la malattia. Per questo motivo, fare riflettere gli individui sul numero di volte che hanno tenuto un determinato comportamento genera un cambiamento radicale nella percezione del rischio; per lo stesso motivo lo strumento più efficace per aumentare lo screening preventivo di particolari malattie si è rivelato il rischio genetico della malattia, mentre la familiarità alla patologia fa aumentare in modo marginale il ricorso allo screening.
La comunicazione fra medico e paziente come motore della modifica dello stile di vita.Affinché la percezione del rischio si trasformi in prevenzione, occorre che il soggetto modifichi le sue abitudini. I primi studi (Janz e Becker, 1984) sembravano essere confortanti in quanto sembrava esistere un legame positivo fra aumento della percezione del rischio e comportamenti volti a diminuirlo. Tuttavia una analisi più attenta dei dati (Montgomery et al, 1987) porta a conclusioni differenti. Secondo questi autori, infatti, occorre distinguere fra comportamenti semplici di riduzione del rischio (ad esempio una vaccinazione) da quelli che implicano un cambiamento netto dello stile di vita. Nel primo caso, il paziente di solito fa prevenzione e riduce il rischio, mentre nel
secondo caso la compliance è molto più bassa. In questo campo gioca un ruolo fondamentale il medico che rappresenta il primo canale di comunicazione con il paziente. La letteratura assegna a tale figura un ruolo centrale in quanto per una comunicazione efficace del rischio fra medico e paziente si deve stabilire una relazione di fiducia e rispetto reciproco, che va al di là delle competenze mediche, ma dipende proprio dal tipo di relazione che si instaura fra i due
soggetti. Informare non basta, bisogna farlo con autorevolezza e produrre nel paziente quel meccanismo che trasforma la percezione del rischio in uno specifico comportamento di riduzione di tale evento dannoso. Una delle caratteristiche fondamentali della relazione medico-paziente che assicura un alto impatto positivo sulla compliance è l'informazione e la responsabilizzazione del paziente durante il processo decisionale. Il primo passo è la richiesta di aiuto del paziente nella definizione della patologia che richiede la terapia. Chi vive la malattia è in grado di delinearne tutte le più profonde caratteristiche ed in questo processo di esposizione e di chiarificazione produce una notevole modificazione verso un ruolo maggiormente attivo. A questo punto il Medico è in grado di esporre le possibilità terapeutiche con i rischi e i benefici connessi trovando un terreno fertile all'accoglienza di notizie che incidono pesantemente nello stile di vita del paziente. Dall'accoglienza al ruolo decisionale nel consenso informato il passo è breve e consequenziale perché si basa su una comprensione dei rischi, benefici, indicazioni, ed alternative.
Investendo il paziente di un ruolo attivo occorre dargli il tempo soggettivo per considerare i problemi e le alternative prima di prendere una decisione. Infine è necessario mantenere nel tempo il coinvolgimento del paziente nelle decisioni terapeutiche.
La soddisfazione del paziente e, di conseguenza, un miglioramento della compliance sono due risultati che documentano chiaramente le relazioni di questo scambio verbale come sottolineato dai lavori di Stewart (1995,2000).
La strada da percorrere per migliorare la prevenzione primaria sembra quindi essere quella di investire nella relazione fra medico e paziente utilizzando proficuamente le tecniche di comunicazione efficace. Anche in questo caso, il ruolo delle ASL e delle Regioni sarà fondamentale. Essere buoni comunicatori è per taluni una dote naturale, ma le tecniche di comunicazione efficace possono essere acquisite; in molti paesi la comunicazione è diventata una materia che fa parte del curriculum delle Facoltà di Medicina. In Italia, nel breve periodo potrebbero essere le ASL e le Regioni a proporsi come formatori dei Medici in questa direzione anche se personalmente auspico che le Universita' diano in un futuro prossimo la meritata importanza alla comunicazione efficace come parte integrante del processo terapeutico.



Studio Medico Cirolla

MALATI ONCOLOGICI ONLUS PREVENZIONE TUMORI ROMA

Prof.ssa Virginia A.Cirolla
MD,PhD in Experimental And Clinical Research Methodology in Oncology Department of Medical and Surgical Sciences and Translational Medicine "Sapienza" University of Rome
National President A.I.S.M.O. ONLUS
www.studiomedicocirolla.it
www.aismo.it

Profilo del medico - Prof.ssa Virginia A. Cirolla

Nome:
Virginia Angela Cirolla
Comune:
ROMA
Telefono:
0645477448 3396769115, 3930944388, 3335230409
Azienda:
A.I.S.M.O. ONLUS
Professione:
Ricercatore
Posizione:
PRESIDENTE NAZIONALE
Occupazione:
MEDICO CHIRURGO SENOLOGO/TITOLARE CENTRO DI FORMAZIONE ANFOS/DIRETTORE SANITARIO A.I.S.M.O. ONLUS
Specializzazione:
Oncologia Medica, Medicina alternativa, Chirurgia generale, Perf in Ecografia, Senologia, Master Format. ANFOS, Master Agopuntura, Dottorato Ricerca Oncologica
Contatti/Profili social:
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