STRESS nell'iniziazione tumorale
STRESS nell'iniziazione tumorale
Il termine “tumore” definisce un complesso di patologie derivate dalla crescita incontrollata di cellule alterate in modo multifattoriale, che progressivamente invadono l’organismo ospite fino a portarlo a morte.
Nella cancerogenesi, sono necessarie quattro alterazioni geniche
perché una cellula umana normale diventi neoplastica (Hahn 1999).
Tra queste, la prima sembra l'attivazione della telomerasi che porta
la cellula all'immortalità, poi l'inibizione di geni oncosoppressori
(p53, RB, BRCA1-2, FHIT, ecc.), l'attivazione di oncogeni (ras, myc,
apc, DCC, HER2, EGFR), l'inibizione dell’apoptosi o morte cellulare
programmata (bcl-2, bax), l'attivazione dell’angiogenesi (VEGF,
PDGF). Tuttavia la biologia dei tumori è estremamente eterogenea,
variabile da tumore a tumore e, anche all’interno dello stesso tumore,
da una cellula tumorale ad un’altra (instabilità genetica).
Il tumore è una malattia sistemica e non è costituito solo da cellule
tumorali ma anche da stroma derivato del tessuto ospite, da vasi
neoformati, dal sistema immunitario che tollera o meno le cellule
tumorali, sotto il controllo del sistema psico-neuro-endocrino. Il tutto
è in equilibrio attraverso una miriade di molecole di comunicazione:
citochine, fattori di crescita, recettori, ormoni, molecole di adesione,
ecc. Il tumore vive in simbiosi/parassitosi in un'organismo che lo
ospita.
Ma come si inserisce, in questo sistema di cancerogenesi e
progressione tumorale, lo stress insieme a vari altri aspetti psico-
patologici quali gli stili di coping, la depressione tipo di personalita' ?
Lo stress, definito da Selye nel 1936 come una sindrome generale da
adattamento, cioè un complesso meccanismo di attivazione del
sistema neuroendocrino per preparare l’organismo a comportamenti
di attacco e/o fuga. Se lo stimolo permane l’organismo continua ad
adattarsi (fase di resistenza) fino all’esaurimento (terza fase). Questa
sindrome adattiva è generalmente indipendente dal tipo di stress,
nell’animale. Ma cosa succede nell’uomo in cui la principale fonte di
stress è dato dal significato dello stimolo, dall’elaborazione
cognitiva dell’evento stressante che acutamente può scatenare una
normale tempesta immuno-neuro-endocrina, metabolica che, per
esempio è fondamentale per il normale apprendimento, ma che può
diventare patologica in relazione a precedenti esperienze emotive,
alla costituzione genica, a disturbi psico-patologici preesistenti.
L’organismo infatti apprende dall’esperienza per rispondere in modo
più efficace a stimoli successivi (stili di coping, personalità) oppure in
modo patologico (ansia, depressione, ecc.). In questo caso un
determinante fondamentale è dato dalla possibilità di attivare una
risposta efficace con attenuazione, scomparsa dello stress e ritorno
alla norma dei mediatori biologici (eustress); oppure risposta
inefficace per stress inevitabili, anche cognitivi, per cui i parametri
biologici non ritornano alla norma e possono portare a innumerevoli
patologie quali depressione, ansia, gastrite, ulcera, ipertensione,
colite, miocardiopatia da catecolamine, sterilità, ecc.. Ciò dovuto al
cronico aumento di catecolamine, cortisolemia, neurotrasmettitori,
ormoni, ecc. I mediatori biologici di una risposta che possono agire
sia sull'incidenza che sulla diffusione metastatica di tumori
sembrano influenzare principalmente il sistema immunitario , i
meccanismi di riparazione del DNA o di induzione dell’apoptosi . Altri
studi evidenziano che persino la risposta immunitaria può essere
modulata con dei semplici riflessi condizionati.
Una metanalisi sul ruolo degli eventi stressanti e rischio di carcinoma
mammario (valutati 58.787 pazienti, inclusi dati nostri conclude
per nessun aumento di rischio senza specificare nè le caratteristiche
tumorali (stadio, grading, marcatori tumorali, terapia effettuata,
ecc.) né quelle degli eventi stressanti (tipo, durata, temporalità
rispetto all’ipotetica cancerogenesi, mediatori biologici alterati, ecc.)
Numerosi gli studi clinici, quantitativi più che qualitativi, anche se
spesso criticabili dal punto di vista metodologico, che riportano una
concomitanza tra depressione e tumore, ma non un nesso di
causalità, soprattutto per la notevole estensione nel tempo
(nell’ambito di decenni) di entrambe le patologie. D’altronde la
classificazione della depressione è di tipo categoriale (DSM-IV),
racchiudendo forme acute, croniche, gravi, moderate, lievi, unipolari,
ecc., senza nessun rapporto diagnostico con le alterazioni
biologiche che la causa , quelle stesse che dal punto di vista
sperimentale potrebbero influire sul tumore. Infatti pazienti con
tumore della mammella e depresse hanno una minore sopravvivenza
rispetto a quelle non depresse (Watson 1999). Ma il tumore stesso
può secernere sostanze (citochine, fattori di crescita, ormoni, ecc.)
che a loro volta possono agire sul sistema nervoso centrale ed
indurre sintomi depressivi.
Tuttavia vari tipi di intervento psicologico-psicoterapeutico e sul
supporto sociale sembrano influire positivamente sia sulla qualità di
vita, che sulla progressione tumorale e sulla sopravvivenza globale
(Kiecolt-Glaser 1999, Maruta 2000) attraverso influenze sul sistema
neuro-endocrino-immunitario (Glaser 1999).
Per informazioni
Dott.Virginia A.Cirolla
Studio Medico Cirolla
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Prof.ssa Virginia A.Cirolla
MD,PhD in Experimental And Clinical Research Methodology in Oncology Department of Medical and Surgical Sciences and Translational Medicine "Sapienza" University of Rome
National President A.I.S.M.O. ONLUS
www.studiomedicocirolla.it
www.aismo.it