Colon irritabile: ora ti controllo io!

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Colon irritabile: ora ti controllo io!

11-01-2018 - scritto da Alex73 e Viviana Vischi

Soffro da sempre di colon irritabile diarroico, una condizione che in passato mi ha portato alla depressione. Ne sono uscito con coraggio, lavorando sulla psiche.

Mi chiamo Alex73, non sono guarito dal colon irritabile ma ho imparato a controllarlo. Questa è la mia storia.

 

Tutto cominciò quando ero piccolo. Presentavo attacchi diarroici insoliti, a dire il vero non frequentissimi, nell'ordine di uno a settimana. I miei genitori ne parlarono con il medico di famiglia ma, trattandosi di episodi sporadici, non approfondirono più di tanto e non mi portarono dal gastroenterologo. Che poi... A quei tempi non si conoscevano certo in modo approfondito tutte le patologie dell’apparato gastrointestinale. Oggi sentir parlare di colon irritabile è abbastanza normale, ma negli anni ‘70 decisamente meno.

 

La patologia divenne violenta quando avevo 17 anni, dopo un episodio di gastroenterite virale: da quel momento in poi la diarrea cominciò a presentarsi quotidianamente, da una a quattro volte al giorno, devastando la mia vita.

 

Devastandola, sì. Perché definire “disagio” l’urgenza di andare in bagno in continuazione per evacuare, ed essere afflitto dai dolori addominali, è decisamente riduttivo.

 

 

Ero un ragazzo che aveva voglia di uscire, fare esperienze, divertirsi con gli amici, ma a differenza dei miei coetanei, tutto sommato liberi e spensierati, dovevo fare i conti con una paura, anzi, una certezza che tenevo segreta: quella di non riuscire a resistere per più di dieci minuti qualora si fosse verificato uno dei miei numerosi attacchi di diarrea.

 

Mi sentivo diverso dagli altri. Escluso.

 

All’inizio non accettavo la situazione, cercavo di non vedere quello che mi stava accadendo. Negavo. Prima dell’accettazione si attraversa sempre questa fase, è un classico. Ma io stavo mentendo a me stesso e lo sapevo, così pian piano cominciai a conoscere la depressione. La mia famiglia mi spronava ad avere una vita normale, ma io ero sopraffatto dalla paura e dalla tristezza, e questi sentimenti mi portarono ad evitare le situazioni a rischio. Più mi isolavo, più mi sentivo diverso, e fu così che sprofondai in un circolo vizioso in cui l’ansia e la perdita di autostima si alimentavano l’un l’altra.

 

 

Riuscii – miracolosamente - a mantenere il lavoro, stringendo i denti, con grande fatica. Ma smisi di uscire e di fare ogni altra cosa. 

 

Ero sicuro di soffrire di una malattia incurabile e mi aspettavo di morire da un momento all'altro. Ero convinto di avere un cancro. Feci tutti gli esami per escluderlo, così come per allontanare le ipotesi di morbo di Crohn, colite ulcerosa e celiachia. Eliminare con certezza le ipotesi di patologie terribili fu probabilmente ciò che contribuì a spezzare il circolo vizioso in cui mi ritrovavo.

 

La diagnosi, alla fine, fu di sindrome del colon irritabile a impronta diarroica, unita ad una patologia da reflusso gastroesofageo. Arrivarci fu difficile, perché ancora oggi non esistono esami specifici. I criteri di diagnosi dell’IBS sono recenti, mentre a quei tempi dovevi limitarti ad andare per esclusione: e così fecero i miei medici. In pratica - mi dissero - ho un disturbo cronico delle funzioni dell’apparato gastrointestinale, che si ripercuote sulle sue funzioni motorie, sulla sua sensibilità e sulla secrezione di liquidi.

 

Cosa lo provoca? In parte anche il mio cervello. Se un colloquio di lavoro, un appuntamento importante o un’emozione più o meno forte ad altri non creano problemi, a me scatenano una risposta esagerata a livello gastrointestinale, con contrazioni muscolari aumentate che mi causano diarrea.

 

Io sono sempre stato un soggetto ansioso, e i dottori mi spiegarono che questo aspetto, nella mia problematica, andava fortemente tenuto in considerazione. Da parte mia, sospettavo che l’intestino avesse in qualche modo a che fare con il cervello, ma che il rapporto fosse tanto stretto da meritarsi il soprannome di “secondo cervello”, sinceramente lo ignoravo. Decisi di andare a fondo della cosa, spinto dal pensiero che, se il mio secondo cervello non lavorava bene, probabilmente significava che anche il primo non fosse proprio al 100%.

 

Cominciai a lavorare sulla psiche, e questo mi fece svoltare.

 

Grazie all'azione congiunta di un farmaco antidepressivo e della psicanalisi cominciai non solo a tenere meglio sotto controllo i sintomi che mi accompagnavano fin da bambino, ma anche a riprendere in mano la mia esistenza. Avere più coraggio e analizzare le situazioni facendone tesoro, mi permisero di capire che avrei potuto avere una vita normale.

 

E fu così che ripresi a suonare il basso in un gruppo. La musica era sempre stata la mia grande passione, ma ad un certo punto l’avevo messa da parte. Semplicemente, non mi interessava più. Ricominciare a suonare fu come lanciare un segnale a me stesso e al mondo:

 

Hey, ci sono, sono tornato. Mi sento meglio, finalmente posso guardare con fiducia al futuro e fare le cose che mi piacciono.

 

 

Dopo aver toccato il fondo, o comunque un punto molto basso del più profondo oceano, fu davvero come rinascere.

 

Nel 2008, poi, decisi di iscrivermi a ForumSalute per condividere la mia esperienza con altre persone che soffrivano di un disturbo simile al mio. Avevo voglia nel mio piccolo di dare una mano a qualcuno, un pochino di speranza. E da allora cerco quotidianamente di mettere a frutto quello che ho imparato su me stesso e sulla mia patologia per aiutare chi si trova nella situazione in cui mi trovavo nel 1991.

 

Oggi posso dire di essere cambiato. Non penso più che la gente possa considerarmi un diverso, non mi vergogno più del mio intestino “matto”. Mi rendo conto che, quando attraverso un momento difficile a livello fisico, ne viene influenzato anche l'umore e posso diventare una persona meno piacevole. Ma poi tutto passa, chi mi vuole bene lo sa. Io so che non devo farmi trascinare troppo dalle varie fasi della malattia, e tutto sommato riesco a gestirla piuttosto bene.

 

L’Alex73 sconfitto non esiste più, ma al suo posto c’è un uomo che cerca di fare ogni cosa al massimo, e che sogna di poter trovare la serenità anche senza dover necessariamente impegnare ogni ora della sua giornata. Ci sto lavorando, pian piano ci riuscirò.

 

L’ansia… Quella c’è ancora. Ma riesco a gestirla e vedo che, quando lei si placa, migliora anche il mio intestino. Così, quando prova a bussare alla porta, mi impongo di cacciarla via con un giro di basso.

 

E quindi, ok, non sono guarito dal colon irritabile, ma ora so bene come controllarlo.

 

Il video di "Ghost Flower", pezzo tratto dall'album "Aware" del mio gruppo, gli Youvoid.

 

Se anche tu sei in cerca di aiuto, conforto o consigli, visita la sezione di ForumSalute dedicata all’apparato gastrointestinale, moderata da Alex73, protagonista di questa storia.



A cura di Alex73 (moderatore della sezione di Gastroenterologia di ForumSalute) e Viviana Vischi (Giornalista professionista iscritta all'Albo dal 2002, Direttore Responsabile di diverse testate giornalistiche digitali in campo medico-scientifico).

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ATTENZIONE: le informazioni che ti proponiamo nei nostri articoli e nelle nostre storie, seppur visionate dal team di medici e giornalisti di ForumSalute, sono generali e come tali vanno considerate, non possono essere utilizzate a fini diagnostici o terapeutici. Il medico deve rimanere sempre la tua figura di riferimento.



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