Compassion focused therapy - La terapia basata sulla compassione

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Compassion focused therapy - La terapia basata sulla compassione

03-04-2013 - scritto da Prof.ssa Virginia A. Cirolla

Un approccio psicoterapeutico di recente diffusione che fa parte delle psicoterapie cognitivo-comportamentali mindfulness-based

Compassion Focused Therapy - La terapia basata sulla compassione


La Compassion Focused Therapy (CFT), in italiano "Terapia basata sulla Compassione”, è un approccio psicoterapeutico di recente diffusione che fa parte delle psicoterapie cognitivo-comportamentali mindfulness-based, più note come approcci "di terza onda” o "terza generazione”.
La CFT è stata sviluppata dal Paul Gilbert (2005), professore di psicologia presso l’Università di Derby nel Regno Unito, da anni impegnato nella ricerca scientifica sul senso di colpa, sulla vergogna e sull’autocritica, da egli ritenuti elementi centrali di molti disturbi psicologici, dalla depressione alle psicosi.
La CFT nasce proprio a seguito dell’osservazione clinica che alcuni pazienti, particolarmente autocritici e auto-colpevolizzanti, non migliorano con la terapia standard. Essi cioè possono giungere a comprendere la "logica” o, meglio, l’illogicità dei loro pensieri negativi disfunzionali (su di sé, sul mondo o sul futuro), ma continuare a sentirsi a disagio, a colpevolizzarsi, ad autoaccusarsi.
Secondo Gilbert in questi pazienti così autocritici c’è uno squilibrio, acquisito nell’infanzia, nei sistemi di regolazione delle emozioni.
Alla base della CFT vi è l’ipotesi evoluzionista che nel cervello umano esistano tre sistemi cerebrali sottesi alla regolazione delle emozioni: il sistema di minaccia e protezione, il sistema di esplorazione e ricerca di risorse, il sistema di sicurezza e benessere.
Il sistema di minaccia e protezione ha la funzione di individuare velocemente le minacce presenti nell’ambiente e di elicitare rapidi sentimenti di ansia, rabbia o disgusto che ci motivano ad agire prontamente per proteggerci dalla minaccia individuata.
L’esito comportamentale di questo processo di regolazione emotiva può essere il fronteggiamento della minaccia, la fuga o la sottomissione.
Il sistema di esplorazione e ricerca ha la funzione di motivarci a cercare le risorse di cui necessitiamo (cibo, opportunità sessuali, nuovi territori, alleanze ecc..). Stimola pertanto emozioni positive ed energizzanti, ci fa desiderare di raggiungere nuovi obiettivi e ci consente di gioire dei successi e delle ricompense ottenute.
Il sistema di sicurezza e benessere ha la funzione di promuovere i comportamenti sociali affiliativi, il senso di appartenenza, la capacità di instaurare relazioni interpersonali intime e si attiva quando sia uomini che animali non devono fronteggiare minacce o pericoli e, allo stesso tempo, hanno risorse sufficienti.
Le emozioni offerte da questo sistema sono il senso di pace, di benessere e di tranquillità; uno stato di "non ricerca” che Gilbert ritiene possa essere sperimentato durante le prime esperienze di attaccamento con i propri genitori, a condizione che queste siano positive.
Secondo Gilbert infatti, esperienze precoci di cura da parte di adulti affettuosi e responsivi stimolerebbero l’attivazione del sistema, mentre esperienze di abusi, negligenze o semplice trascuratezza ne ridurrebbero l’attivazione, in alcuni casi fino all’inaccessibilità.
Da questa scarsa attivazione o inaccessibilità del sistema di sicurezza e benessere e dalla contemporanea attivazione eccessiva del sistema di minaccia e protezione deriverebbero quei livelli elevati di autocritica e vergogna da cui sono afflitti alcuni pazienti.
L’obiettivo principale della Compassion focused therapy è quindi il ripristino dell’equilibrio tra i tre sistemi di regolazione delle emozioni.
In particolare, essendo il sistema di sicurezza e benessere estremamente sensibile a input di tipo sociale, la relazione terapeutica costituirebbe, secondo Gilbert, la relazione ideale nella quale il paziente può sperimentare (in alcuni casi per la prima volta) l’esperienza emotiva dell’accudimento, della gentilezza, del contenimento affettivo e di tutti quei vissuti interiori che in una parola egli definisce "compassione”.
La compassione è definita da Gilbert attraverso alcune componenti che egli chiama "attributi”. Essi sono:
-Cura degli altri. E’ la motivazione ad accudire gli altri al fine di alleviare

la loro sofferenza

-Sensibilità alla sofferenza. Rappresenta la capacità di essere sensibili ai

bisogni e ai disagi degli altri, a saperli riconoscere e distinguere.
-Partecipazione emotiva (sympathy). Significa essere coinvolti emotivamente

dai sentimenti e dalla sofferenza di coloro di cui ci si prende cura.
-Empatia. Riguarda la comprensione cognitiva degli altri, la capacità di mettersi nei loro panni e guardare il mondo dal loro punto di vista.Si noti che mentre l’empatia richiede uno sforzo, la partecipazione emotiva no.
-Tolleranza alla sofferenza. Significa essere capaci di contenere, di stare con, di tollerare alti livelli di emozione anziché evitarli, distrarsene, invalidarli o negarli.
-Atteggiamento non giudicante. Significa non condannare, non criticare, non colpevolizzare e non rigettare nulla, pur mantenendo le proprie preferenze e le proprie opinioni.
Secondo la CFT la compassione si può insegnare e si può apprendere. Un ruolo centrale nella terapia è proprio il Compassionate Mind Training, un vero e proprio addestramento che insegna ai pazienti a esercitare le seguenti competenze:
-Attenzione compassionevole. Consiste nel focalizzare l’attenzione su oggetti o situazioni che possano esserci d’aiuto e di supporto. Può, ad esempio, voler dire: ricordare le volte in cui siamo stati gentili con gli altri o qualcuno è stato gentile con noi; pensare alle proprie qualità positive; rivivere ricordi piacevoli; spendere tempo ad apprezzare il gusto del proprio cibo o il colore del cielo o il calore di una certa musica e sviluppare sentimenti di gratitudine e apprezzamento.
-Ragionamento compassionevole. Riguarda il modo in cui ragioniamo su noi stessi, sul mondo e sugli altri. Gli interventi psicoterapeutici in questo ambito non si differenziano da quelli proposti nella terapia cognitiva standard, ma viene data una certa enfasi al controllo che il paziente non si colpevolizzi del fatto di avere delle distorsioni cognitive e che miri a modificarle senza "maltrattarsi”.
-Comportamento compassionevole. Consiste nell’ aiutare il paziente a fronteggiare le situazioni di cui ha paura o nelle quali è in difficoltà infondendogli coraggio, offrendo un’ accoglienza calda e supportandolo con pensieri pieni di gentilezza, in espressa analogia a quanto fa un buon genitore quando il bambino deve imparare ad affrontare un ostacolo o ad apprendere una nuova competenza.
-Immaginazione compassionevole. Consiste nell’ aiutare il paziente a generare sentimenti compassionevoli per se stesso. In particolare si può esplorare con l’immaginazione il proprio ideale di compassione (un nonno, o una persona saggia, ma anche un animale, un albero o una montagna) e si invita a esplorarne le espressioni, il tono di voce, l’aspetto. Anche le figure non umane devono essere immaginate come senzienti e in possesso di specifiche qualità di saggezza, forza, calore e non-giudizio. Vi sono anche esercizi di ruolo in cui si invita il paziente a immaginarsi come una persona profondamente compassionevole e a esplorare le proprie espressioni facciali, la postura, il tono di voce e lo stile di pensiero.
-Sensazione compassionevole. Si riferisce alla possibilità, promossa dal terapeuta, di aiutare il paziente a sentire quello che prova nel corpo quando sperimenta la compassione per sé e per gli altri.
-Emozione compassionevole. Le emozioni compassionevoli sono l’esito di tutto il Compassionate Mind Training e sono rappresentate da un senso di pace, quiete e tranquillità.

La CFT, soprattutto nel Regno Unito, è utilizzata per il disturbo post-traumatico da stress, le psicosi, i disturbi dell’umore, i disturbi alimentari, il dolore cronico.
Come Gilbert stesso ammette le ricerche di validazione dell’efficacia sono ancora troppo poche, ma promettenti.
Il futuro di questo approccio si fonderà sulla disseminazione delle sue teorizzazioni e sulla quantità e qualità di ricerca scientifica .




www.studiomedicocirolla.it
Categorie correlate:

Psiche, psicologia




Prof.ssa Virginia A.Cirolla
MD,PhD in Experimental And Clinical Research Methodology in Oncology Department of Medical and Surgical Sciences and Translational Medicine "Sapienza" University of Rome
National President A.I.S.M.O. ONLUS
www.studiomedicocirolla.it
www.aismo.it

Profilo del medico - Prof.ssa Virginia A. Cirolla

Nome:
Virginia Angela Cirolla
Comune:
ROMA
Telefono:
0645477448 3396769115, 3930944388, 3335230409
Azienda:
A.I.S.M.O. ONLUS
Professione:
Ricercatore
Posizione:
PRESIDENTE NAZIONALE
Occupazione:
MEDICO CHIRURGO SENOLOGO/TITOLARE CENTRO DI FORMAZIONE ANFOS/DIRETTORE SANITARIO A.I.S.M.O. ONLUS
Specializzazione:
Oncologia Medica, Medicina alternativa, Chirurgia generale, Perf in Ecografia, Senologia, Master Format. ANFOS, Master Agopuntura, Dottorato Ricerca Oncologica
Contatti/Profili social:
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