Dieta Mediterranea e obesità infantile
La Dieta Mediterranea è sinonimo di salute, eppure l’Italia detiene il primato negativo europeo di bambini obesi. Come è possibile?
Le famiglie dei bambini italiani disattendono i sani principi della Dieta Mediterraneae l'obesità dilaga. Ecco come invertire la tendenza
L’obesità costituisce uno dei problemi di salute pubblica di maggiore rilevanza sociale per l’aumento di prevalenza, per la complessità delle cause, per la variabilità del grado di severità e, soprattutto, per le implicazioni che comporta sulla salute.Negli ultimi anni, il Centre for Desease Control and Prevention statunitense ha coniato il neologismo "globesity" per indicare la diffusione del fenomeno; l’incremento dell’obesità è stato, infatti, documentato non solo nelle nazioni industrializzate del mondo occidentale, ma anche nei Paesi in via di sviluppo. Inoltre, a partire dagli anni settanta, e in particolare nelle ultime due decadi, si è assistito a un aumento pandemico dell’obesità in tutte le fasce d’età, non risparmiando quella pediatrica.
L’Unione Europea ha da poco espresso "preoccupazione per le conseguenze dell’aumento dell’obesità e del sovrappeso, particolarmente tra i bambini e gli adolescenti". Le recenti cifre, stimate dall’IOTF (International Obesity Task Force), evidenziano un incremento del sovrappeso e dell’obesità in tutti i Paesi europei e in particolare nel Bacino del Mediterraneo, dove la prevalenza in età pediatrica è del 20-36% (contro il 10-20% dei Paesi settentrionali e nordorientali). La situazione meno rassicurante si riscontra proprio in Italia, dove la prevalenza del sovrappeso e dell’obesità è del 36%, percentuale più elevata in Europa.
L’Italia detiene, quindi, il primato negativo europeo di bambini in età scolare affetti da sovrappeso/obesità, a discapito di una favoleggiata Dieta Mediterranea (dal 2010 inclusa nella lista dei patrimoni immateriali dell’Umanità dell’Unesco), che è disattesa o male interpretata. Ancora, secondo recenti dati ISTAT, circa il 20% degli adolescenti italiani presenta un grado variabile di eccesso ponderale.
L’obesità in età evolutiva è associata a un maggior rischio di obesità in età adulta, condizione quest’ultima che costituisce un fattore di rischio per l’insorgenza di patologie cronico-degenerative. Inoltre, la maggior parte dei dati pubblicati negli ultimi due decenni evidenzia come l’obesità già durante l’infanzia e l’adolescenza si associ a complicanze quali l’ipertensione arteriosa, le dislipidemie, le alterazioni del metabolismo glucidico, l’iperinsulinemia e la steatosi epatica.
Sempre più studi in letteratura mostrano come bambini e adolescenti obesi si discostino dal salutare e tradizionale modello di Dieta Mediterranea. Quest’ultima è caratterizzata da un consumo abbondante di cibi di origine vegetale: verdure, frutta (principalmente usata come dessert), pane e altri tipi di cereali, legumi, frutta secca e semi. Essa include anche: olio di oliva quale principale fonte di grasso, prodotti caseari (principalmente formaggio e yogurt) in moderate quantità, discreto consumo di pesce e pollame, carne rossa in piccole quantità.
Inoltre, una maggiore aderenza alla Dieta Mediterranea tradizionale è stata associata sia a una riduzione significativa della mortalità con aumento della longevità, che a una minore incidenza di aterosclerosi, malattia coronarica, sindrome metabolica, insulino-resistenza, malattia cardiovascolare. Per questa ragione, il “prototipo” della Dieta Mediterranea dovrebbe essere utilizzato come strumento educativo sia nei Paesi mediterranei che in quelli non mediterranei in modo da promuovere delle sane abitudini alimentari, in particolare tra i bambini.
Sarebbe utile, dunque, tramite apposite figure professionali, responsabilizzare la famiglia sui rischi connessi all’obesità, evidenziando l’importanza di una sana condotta di vita, così da permettere la trasmissione precoce di abitudini salutari e di comportamenti nutrizionali corretti. Anche la scuola potrebbe contribuire in modo determinante alla divulgazione di corretti stili di vita, distribuendo ad esempio una merenda bilanciata a metà mattina (a base di frutta fresca e non succhi di frutta, bevande gassate e focacce) o favorendo incontri educativi con le famiglie.
Ruolo fondamentale è quello poi riservato alla mensa scolastica. Secondo una recente indagine epidemiologica, realizzata dalla sottoscritta in collaborazione con la ASL BR e con l’Università del Salento, consumare il pasto principale (pranzo) a scuola, seguiti da una figura professionale esperta, come quella del nutrizionista rappresenta un fattore protettivo nei confronti dell’obesità.
Per finire, è importante ricordare che l’abitudine di fare una sana e corretta colazione è fondamentale per aderire ai principi della suddetta Dieta e quindi dovrebbe essere incentivata, al fine di prevenire ulteriori complicanze collegate all’obesità. Infatti, consuetudine comune tra i bambini di età scolare è il “breakfast skipping” (saltare la colazione). Non fare colazione prolunga il digiuno notturno, con il duplice rischio di avere una riduzione della concentrazione e del rendimento scolastico e di favorire il consumo di merende ricche in calorie e lipidi. Al contrario, consumare regolarmente la colazione migliora le funzioni cognitive correlate alla memoria e quindi il rendimento e l’attenzione scolastici.
Categorie correlate:
Allattamento, salute del bambino, neonato e bambino
Dieta, Alimentazione e Integrazione Nutrizionale
Dott.ssa Giorgia Galasso,
Biologa Nutrizionista, Specializzanda in Scienza dell’Alimentazione
giorgiagalasso@libero.it