L'integrazione in psicoterapia
L'integrazione in psicoterapia
Nel panorama attuale della psicoterapia, dopo una frammentazione di scuole e indirizzi di pensiero molto numerosi e a volte in lotta tra loro, si è fatto varco un nuovo orientamento all’integrazione
Innanzitutto si evidenziò la necessità di non dividere nettamente l’uomo in varie componenti come se fossero a se stanti, ma di consideralo una unità: quindi con la psicosomatica si integrò mente e corpo, cosa oggi accettata da tutti (Alexander F., 1956; Balint M.., 1961; Pancheri P., 1984; Giberti F.-Rossi R.,1996).Poi a livello scientifico e medico ci si rese conto che l’eccesso di specializzazione in discipline diverse e sempre nuove, come accennavamo nell’introduzione, aveva creato difficoltà scientifiche e pratiche che andavano superate, per il bene della scienza e dell’umanità stessa, essendo l’uomo un oggetto di studio complesso con componenti fisiche, fisiologiche, psicologiche, sociali, culturali e spirituali, da valutare anche globalmente. Nacquero così branche integrative come la ‘psicofisiologia’, studio delle relazioni tra fisiologia e comportamento, basato su registrazioni di risposte fisiche a stimoli psicologici, ( Ruggeri V., 1988), la ‘biopsicologia’, approccio biologico e neuroscientifico alla psicologia (Pinel J.P., 1990) e le neuroscienze, studi avanzati sul cervello applicati poi alle varie discipline del campo (Kandel E.R., e coll., 1994). Si sono poi diffusi testi, anche a livello divulgativo sull’ importanza della cosidetta ‘intelligenza emotiva’, creativa e intuitiva, proveniente dall’emisfero destro e dal sistema limbico, che l’hanno resa popolare e applicabile in tutti i campi ( Goleman D., 1995; Le Doux, J.,1996). Anche in psicoterapia i vari orientamenti hanno subito un processo di integrazione, tra quelli più simili tra loro. Quello comportamentale con quello cognitivo, quelli di origine psicoanalitica in un orientamento psicodinamico, quelli umanistici si sono variamente integrati tra di loro, come quello della gestalt - transazionale e il sistemico - relazionale, la psicosintesi terapeutica (Assagioli R., 1973; Giusti E., Montanari G., Montanarella G.,1995; Giusti E. e coll., 2000). Finanche la psicofarmacologia si è integrata con la psicoterapia, infatti vari studi hanno dimostrato la maggior efficacia, in certi casi, come le depressioni gravi, di una integrazione tra farmaci e psicoterapia (Bellantuono - Tansella, 1993). La stessa psichiatria ha visto crescere al suo interno questa tendenza che ha animato uno dei manuali di psichiatria più diffusi in Italia, ad opera della Clinica Psichiatrica dell’Università di Genova, che ha evitato le visioni estremistiche, tutte somatogenetiche o psicogenetiche delle malattie mentali (Giberti F.- Rossi R.,1996).Addirittura il nuovo interesse per lo studio scientifico della fisiologia della coscienza ha portato ad una ‘neurofilosofia’ e una ‘psicofilosofia’, cioè ad una ricerca filosofica e spirituale dell’uomo basata sugli sviluppi delle neuroscienze (Oliverio A., 1999; Missio L., 2002). L’orientamento neuropsicofisiologico invece integra tutte le scienze fisiche ed umane in una visione unitaria ed in particolare integra in psicoterapia la fisiologia, la neurologia, la psicologia, in particolare cognitivo - comportamentale e i recenti studi e scoperte sul cervello destro e sinistro, in una coerente e scientificamente fondata visione che potremmo definire neurocognitiva, avanzata ed integrata, che dà vita più che ad una psicoterapia ad una rieducazione, una ‘psicoeducazione’ cosciente dell’induividuo, valida sia in età evolutiva che adulta (Torlini M.,2000), con proposte concrete di utilizzo delle conoscenze anche in campo educativo e formativo per un uomo e una donna coscienti e per una educazione ai Diritti Umani ( Trimarchi M., 1986 ).
Dr. Ciro Aurigemma
Psicologo
www.psicologociroaurigemma.it