La cura psicoterapica del mal di testa

Lo psicoterapeuta, quindi, ricercate ed esaminate tutte le variabili psicologiche che determinano la cefalea lamentata, considerata la ‘storia’ del dolore, l’eventuale referto neurologico, l’ambiente sociale in cui il soggetto vive, predispone una metodologia di trattamento, in certi casi di supporto a una terapia antalgica a base farmacologica in stretta collaborazione con il medico. A seconda delle persone, il trattamento psicoterapico, particolarmente quello basato sulla psicologia dell’apprendimento, si avvale di somministrazione di informazioni, anche tramite biblioterapia, utilizzo di mirate strategie cognitive e comportamentali sintomatiche come ad esempio la disattenzione immaginativa, la trasformazione immaginativa del dolore, la deviazione dell’attenzione, terapie di rilassamento psicofisico e ipnorelax generale e focalizzato alla zona dolorante e l’uso di particolari brain machines.
In certi casi, quando, in assenza di patologie organiche, è possibile l’individuazione di cause psicogene, l’intervento dello psicoterapeuta diventa più completo e può intervenire oltre che con procedimenti sintomatici di controllo dello stimolo, con trattamenti specifici sui disturbi d’ansia, sulla depressione, sull’affrontamento di eventi stressanti; fattori questi scatenanti più associati alla cefalea di tipo tensivo. In altri casi il terapeuta potrà esaminare l’utilizzo patologico dell’alcol associato all’emicrania e, più specificatamente, alla cefalea a grappolo, considerando pure che questa forma cefalalgica necessita pure un’attenta analisi dello stile di vita del paziente e di un intervento di ristrutturazione cognitiva e comportamentale orientato alla sua modificazione.
Altri interventi psicoterapici possono riguardare pazienti cefalalgici ipertesi che attivano comportamenti a rischio di affezioni cardiovascolari, altri ancora riguardano pazienti con cefalea “rebound” da abuso di farmaci analgesici o di ergotamina da utilizzo associato di sostanze analgesiche ed ergotaminici con psicofarmaci (caffeina inclusa) dove potrebbero anche esserci situazioni gravi di farmaco-tossicodipendenza, di difficile estinzione soprattutto se acquisite negli anni. L’approccio psicoterapico alle cefalee, particolarmente verso quelle essenziali, meglio se in collaborazione con il medico e con il farmacista, si propone la riduzione d’intensità, di frequenza e di durata del dolore, se non la remissione completa delle crisi cefalalgiche; in certi casi si può arrivare a prevenire, senz’altro si può controllare e gestire l’attacco cefalalgico, in altri casi si migliora lo stile di risposta alle stimolazioni ambientali che scatenano o mantengono il “mal di testa”, comunque il risultato ottenuto, anche se solo di miglior convivenza con una situazione ormai cronicizzata, favorisce un maggior adattamento e una migliore qualità della vita del paziente e delle persone che vivono e operano assieme a lui.
Paolo Zucconi, psicoterapeuta a Udine
liberamente tratto da: Paolo Zucconi, Il Manuale pratico del benessere, Edizioni Ipertesto