La depilazione (o epilazione) laser
La verità su un metodo di depilazione di lunga durata che permette di aumentare notevolmente il tempo fra una ceretta e l’altra, spesso anche di molti mesi
La depilazione (o epilazione) laser ha assunto negli ultimi tempi una importanza commerciale notevole, favorita anche dalla pubblicità che compare in ogni rivista che si occupi anche marginalmente di medicina estetica.
Il laser si è di fatto affiancato a metodi di depilazione classica come la ceretta o la diatermocoaculazione del bulbo pilifero, con la pretesa di essere efficace ma anche definitiva e permanente.
Va subito detto che il laser non è definitivo nè permanente, come spesso purtroppo pubblicizzato. Rappresenta invece un metodo di depilazione di lunga durata che permette di aumentare notevolmente il tempo fra una ceretta e l’altra, spesso anche di molti mesi.
Il laser è una sorgente di luce che, applicata al pelo, lo scalda in misura considerevole e in tempi brevissimi (frazioni di secondo); il calore si trasferisce per vicinanza al bulbo pilifero, che ne risulta danneggiato e non più in grado di produrre peli per un periodo molto lungo.
Putroppo si riescono a danneggiare solo i bulbi piliferi in fase di crescita (anagen) e non tutti i bulbi piliferi presenti nella zona.
Per questo motivo occorre ripetere le sedute ad una distanza variabile fra i 15 e i 30 giorni, in modo da colpire sempre una buona percentuale di peli in crescita.
Esistono due tipi di laser adatti all’epilazione: A LUCE PULSATA e al NYD-YAG. Il primo colpisce tutti i bulbi piliferi in una zona ampia, il secondo, ad integrazione del primo, colpisce i singoli peli, quelli più grossi e profondi non sensibili alla luce pulsata.
Si considerano soddisfacienti i risultati che, dopo un numero adeguato di sedute, riducono dell’80% i peli nella zona trattata e riducono la necessità di fare la ceretta a 1-2 volte l’anno. I risultati si mantengono nel tempo, a patto di eseguire almeno una o due sedite l’anno di mantenimento. In genere i peli che non rispondono completamente si trasformano comunque in una sottile peluria (lanugine), non visibile ad occhio nudo.
Siccome il bersaglio del laser è la melanina, rispondono meglio i peli scuri rispetto a quelli chiari (di qui la necessità di non colorarli durante i trattamenti laser); e siccome la melanina è presente anche nella pelle, si ottengono minori complicanze su pelli chiare, rispetto a quelle scure (da qui la necessità di non intervenire quando la pelle è abbronzata per ridurre il rischio delle ipopigmentazioni cutanee). I risultati migliori si ottengono su peli scuri in pelli chiare.
Il numero delle sedute dipende dalla zona trattare : da 4 a 7 per ascelle, inguine, baffetti. Molte di più per zone estese come il dorso, l’addome o le gambe. Alcune zone (come per esempio il dorso delle mani), non rispondono bene al trattamento per una situazione anatomicamente particolare (profondità ed inclinazione del pelo)
In genere si ottengono i migliori risultati se la macchina usata è specifica, tecnologicamente aggiornata e manovrata da un operatore esperto, possibilmente un medico specialista, che al contrario delle estetiste può usare laser più potenti ed è in grado di prevenire e correggere le eventuali complicanze.
I rischi più frequenti sono rappresentati dalle macchie; si tratta di ipo o iperpigmentazioni cutaneee, generalmente a regressione spontanea in qualche settimana o mese, ma statisticamente rare (1-7%). La macchie chiare si verificano se si agisce su una cute abbronzata perché si danneggia la melanina; le macchie scure si verificano per un effetto termico di stimolazione della melanina nelle zone vicine al pelo.
Altri rischi più rari sono le infezioni, qualora un trattamento troppo energico sia seguito da vesciche.
In genere si esegue un ciclo completo di trattamenti della zona da trattare con sedute distanziate di circa 15-30 giorni, per poi passare ad una seduta di mantenimento all’anno.
Dott. Mario Forzanini
Specialista in Chirurgia Vascolare
www.forzanini.it