Tipologie di bambini adottati: quelli che non vogliono esserlo
I bambini che non vogliono essere adottati e rifiutano l’adozione sono esasperanti ma esprimono anch’essi un disperato bisogno d’amore
Nell'esperienza “sul campo” della terapia psicoanalitica con i bambini adottati, due atteggiamenti macroscopici ed estremi balzano al mio sguardo: quello dei bambini che “vogliono” essere adottati ad ogni costo e l'altro dei bambini che “non vogliono” essere adottati ad ogni costo. Con la seconda espressione non intendo indicare quei bambini più liberi intellettualmente – e perciò più sani – , ma piuttosto quelli che compiono qualsiasi gesto possibile, in grado di esasperare i genitori adottivi, facendo rimpiangere loro di avere operato quella scelta.
Entrambe le “tipologie” esprimono un disperato bisogno d'amore; i bambini del primo tipo sono però più gratificanti per i loro genitori: cercano carezze ed abbracci; si sforzano di essere “modelli” di comportamento persino in modo eccessivo, rischiando di scivolare – dapprima consapevolmente e poi sempre di più inconsciamente – in rituali ossessivi e compulsivi, che hanno lo scopo di mantenere uno standard elevato di risultati, a scuola o nello sport, per meritare quell'intensità affettiva che conferma il ruolo di “figlio desiderato”, ottenuto nell'adozione.
I genitori di questi bambini dovrebbero far tesoro di un antico adagio, che sottolinea come il “troppo” sia nemico del “bene”: “Nulla di troppo” diceva Solone, un antico saggio della civiltà greca. Questi genitori debbono impegnarsi a dare “tutto”, ma non “troppo” e principalmente a non stimolare i bambini nel cercare trionfi né, tantomeno, a sottovalutarne i risultati. Arricchiscano la loro vita e quella dei propri figli di stimoli “non competitivi”.
I bambini “esasperanti” esprimono altrettanto bisogno d'amore, ma nutrono la consapevolezza che si tratti di un desiderio impossibile e che non saranno mai amati come “figli veri” di “genitori veri”. Infatti hanno, alle spalle, già un terribile fallimento: sono stati rifiutati dai “genitori veri”.
Perché sono stati rifiutati? Perché sono “merce scadente”. La rabbia profonda, che questi bambini nutrono verso i genitori naturali, si insinua nei rapporti con i genitori adottivi: questi ultimi “fingono” di amarli o, peggio ancora sono così “stupidi” da amarli per davvero. Chi acquista “merce scadente” se non uno stupido? Questi bambini mettono a dura prova i genitori perché rifiutano sempre di più i gesti affettuosi, man mano che aumenta la loro consapevolezza, cioè dai primi anni della scuola elementare, e diventano indisciplinati, aggressivi, lanciano sfide difficili da sostenere. A scuola sono distratti ed inconcludenti. Esprimono, nel comportamento un inconsapevole grido di protesta: come “l'urlo” di Edvard Munch.
I genitori debbono munirsi di una grande pazienza, nei confronti di questi bambini: l'affetto va loro offerto in dosi piccolissime ma frequenti, come il cibo agli uccellini caduti dal nido; le sfide cui sono chiamati rappresentano l'espressione di grande debolezza e vanno accolte con il sorriso come la richiesta di un legame serio e non come una ribellione; nello svolgimento dei compiti va sottolineato il piacere di un lavoro ben fatto piuttosto del dovere ineludibile. Nessun genitore adottivo si senta incapace se ricorre ad uno “specialista”.
Pietro De Santis
Psicologo Psicoterapeuta
Istituto Psicoanalitico per le Ricerche Sociali