Il Suono e la Musica in Gestazione

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Il Suono e la Musica in Gestazione

30-06-2011 - scritto da buchal

Per sviluppare un carattere aperto, socievole, cooperativo, tollerante e ben disposto all’ascolto degli altri

Fin dal primo momento, l’embrione comincia a essere immerso in un universo sonoro che lo accompagna durante i nove mesi di gestazione.

“……..tutto è suono, null’altro che suono. Sono suoni gli astri, i loro pianeti e il loro contenuto. Gli elementi appartengono al suono come pure ciò che formano, dai corpi più semplici a quelli più complessi: il mondo vegetale e il regno animale., L’essere umano è suono, anche se non lo sa o lo ha dimenticato”.
Alfred Tomatis


Il suono
Fin dal primo momento, l’embrione comincia a essere immerso in un universo sonoro che lo accompagna durante i nove mesi di gestazione. Comincia così un massaggio sonoro che lo aiuterà a crescere. Il primo tentativo di ‘udito’ che compie l’embrione a poche settimane di vita altro non è che una “carezza vibratoria”.
Nel corpo della madre si propagano tante sonorità da creare un vero e proprio concerto ritmico, avvolgente e vitale. Innanzi tutto il battito cardiaco che “culla” l’embrione con la sua presenza costante e rassicurante; poi il flusso sanguigno, il suono della respirazione e dei movimenti diaframmatici, i borborigmi intestinali, il rumore delle articolazioni e lo svuotamento dello stomaco sono tutte fonti sonore che costituiscono una stimolazione per il feto.
E poi la voce materna che giunge all’embrione dall’interno stesso del corpo, primo grande generatore della relazione mamma/bambino. Non appare strano, quindi, che il suono abbia un effetto così stimolante sullo sviluppo dell’embrione e del suo sistema nervoso.
Al sesto mese di gestazione il feto è realmente in grado di udire i suoni, ma non tutte le frequenze giungono al suo orecchio. Il liquido amniotico agisce da filtro che trasmette solamente determinate frequenze provenienti dall’esterno. Tra i suoni udibili dal feto vi sono quelli molto gravi e alcuni suoni acuti. I suoni troppo forti non sono graditi dal bambino in utero. Ci sono testimonianze di madri che si sono dovute allontanare da fonti sonore troppo forti, obbligate dalle scalcianti proteste del loro bimbo.
Il momento in cui la madre comincia ad avvertire i movimenti del bambino segna un gran cambio nella loro relazione. Essa gli comincia a parlare in una forma più profonda e diretta. E il suono che gli arriva è di conseguenza senza dubbio più intenso.

Il mondo sonoro della mamma
Abbiamo visto come i suoni materni riempiono l’universo vitale del feto. Ognuno di questi suoni è, per il bambino, portatore del messaggio della presenza della madre, presenza che non ha solo un valore fisiologico e funzionale, ma si carica anche di valenze emotive ed affettive molto profonde.
L’attività fisica della madre, i suoi pensieri, le sensazioni che prova e le emozioni che vive si rispecchiano all’interno del suo corpo con sonorità variabili. L’accelerazione del battito cardiaco e del flusso sanguigno, la velocità respiratoria, le contrazioni muscolari, modificano le vibrazioni ritmico-sonore in cui è avvolto il bambino con le quali empaticamente entra in risonanza e ne percepisce le variazioni. Lo stato d’animo della madre e il suo tono vibratorio sono percepiti perfettamente dal bambino, cosicché vibrando la mamma di gioia, fa vibrare anche il bambino di gioia , mentre calmandosi e rassicurandosi dopo una forte emozione, rassicura anche lui.
Ecco perché è così importante parlare e cantare al bambino, perché si instaura una vera e propria consonanza, in cui il suono è l’oggetto intermediario che permette e facilita la relazione, il dialogo e l’empatia.
Il suono è il veicolo privilegiato del contatto d’amore tra madre e bambino.
Nell’ultimo trimestre di gestazione, quando i movimenti del bambino sono maggiormente evidenti, l’ascolto di se stessa come madre si trasforma sempre più in ascolto del bimbo e nel suo dialogo con lui.
Per la madre diventa sempre più facile rendersi conto che il proprio bambino realmente percepisce, sente, ode. Egli riceve il suono materno ma anche gran parte dei suoni del mondo esterno.
E’ in questo periodo che l’orecchio del bambino mette in funzione processi cognitivi di riconoscimento e di memorizzazione. Infatti, si è dimostrato che egli sa riconoscere determinate voci alle quali offre precise risposte motorie e fisiologiche (frequenza del battito cardiaco) e sembra prediligere alcune musiche piuttosto che altre.
Un fatto è certo: che egli, una volta venuto alla luce, sa riconoscere perfettamente le musiche ascoltate frequentemente durante la gestazione, e spesso reagisce rilassandosi e tranquillizzandosi al loro ascolto, come se lo riportassero verso il mondo accogliente e protettivo del ventre materno.
Ricapitolando, possiamo affermare che la madre vibra per il suo bambino come uno strumento musicale, offrendogli così la sua energia e la sua poesia, mentre egli vibra in lei in un dialogo sonoro che rende entrambi “per-sona”, dialogo che rappresenta la culla sonora della vita.

E i papà ?
Anche i papà vibrano profondamente con il loro bambino. I nove mesi costituiscono una gestazione anche per loro, un tempo e un cammino necessari per essere condotti dall’identità di uomo a quella di padre.
Il suono dell’uomo è indispensabile per il buon decorso della gestazione e un pieno equilibrio di crescita del bambino nella pancia della mamma.
Come la madre incorpora il bambino nel vero senso della parola nel proprio essere fisico, così il padre lo “incorpora” nel proprio nucleo psichico e immaginario, avvolgendolo in una sorta di abbraccio mentale e affettivo.
Il pensare e l’amare il bimbo da parte del padre rappresentano una “musica” sottile che sicuramente giunge al feto, preparando per lui la migliore accoglienza che si possa immaginare. Ma se questi pensieri e questo amore si fanno voce, allora l’accoglienza diventa un vero legame precoce in cui padre e bambino possono realmente percepirsi reciprocamente ed entrare in risonanza.
Sappiamo che le frequenze basse sono quelle che giungono con maggior facilità al feto attraverso il filtro del liquido amniotico. Le voci maschili entrano bene in questo raggio di frequenze per cui il bambino può udire facilmente la voce del papà. La percezione più chiara è possibile quando la voce risuona a una distanza di 10-20 cm. dalla pancia. Il padre può così parlare vicino al bambino, cantare per lui, e se al suono della voce si aggiunge il contatto della mano sul ventre, la sua presenza sarà ancora più diretta e gradita. Allora le risposte del feto non mancheranno, risposte anche qui di carattere fisiologico e motorio, alcune molto evidenti come i calcetti e le capriole che permettono al bimbo di spostarsi in utero per avvicinarsi al punto di provenienza del suono e del contatto. Questo può essere uno dei primi giochi divertenti da fare con il papà !
Si è riscontrato che le frequenze più gravi vibrano nella parte bassa del corpo e soprattutto a livello osseo e muscolare, così come le frequenze acute vibrano nella parte altra e a livello nervoso. Potremmo dire, quindi, che la voce maschile contribuisce a un consolidamento della struttura corporea del bambino, offrendo così forza e stabilità al fisico in crescita.
Il suono della voce paterna è importante anche perché rappresenta la prima porta verso una realtà esterna. Mentre i suoni uterini e la voce della madre permettono al feto, a poco a poco, di differenziarsi dall’ambiente fluido che lo avvolge e lo aiutano a plasmare una prima identità del sé come essere separato da lei, la voce del padre è il primo suono affettivo e vibrante che gli parla dal mondo esterno che dischiude per lui le porte che separano il dentro dal fuori e che lo accoglie in modo invitante alla vita che lo attende. Una volta nato, il bimbo riconoscerà questa voce fra tutte le altre e saprà che un legame è già esistente.

Musica e canto in gravidanza
Durante la gravidanza è consigliabile condurre attività artistiche ed espressive. Data
l’importanza del suono nel processo di gestazione, il canto e la musica sono tra le attività più indicate.
Ogni essere umano possiede una propria “identità sonora” che lo caratterizza. Ciò significa che ognuno entra in risonanza con certi stili musicali piuttosto che con altri dando la preferenza alle proprie modalità di espressione. Molte madri sono coscienti di ascoltare determinate musiche non solo perché piacciono loro, ma anche perché piacciono al bambino.
Abituarsi a comunicare con i suoni, con il corpo, con lo sguardo significa ampliare incredibilmente il proprio vocabolario, utilizzare un linguaggio intuitivo e affettivo che sarà poi la base del sistema comunicativo con il neonato.
Il canto è vita e nessuna madre è stonata per il proprio bambino. Nell’emissione vocale tutto il corpo entra in vibrazione. Le vibrazioni sonore aiutano il rilassamento dei tessuti e provocano l’autoanalgesia. Ma la voce umana non è solo pura frequenza sonora e vibratoria, ma si carica anche di valenze affettive ed emotive che la rendono preziosa.
Naturalmente questi processi avvengono automaticamente, al di fuori della coscienza, ma è pur sempre interessante conoscerli e sapere che una voce vibrante e piena di amore mette in movimento e in risonanza l’essere intero.
Per concludere:
- La musica aiuta nello sviluppo di un carattere aperto, socievole, cooperativo, tollerante e ben disposto all’ascolto degli altri.
- La musica è una ricchezza culturale che offrirà al bimbo un’identità sociale e un rassicurante senso di appartenenza e al tempo stesso una possibilità di avvicinamento ad altre culture con apertura e tolleranza.
- Fare musica con il proprio bambino. Ascoltare tanta musica, ma soprattutto cantare con lui, perché nessuna registrazione può sostituire la vitalità e il significato affettivo della voce.
- Giocare, improvvisare, inventare e creare musica.
- Vivere un’intera vita armoniosa e musicale


Bianca Buchal

Profilo del medico - buchal

Nome:
BIANCA BUCHAL
Professione:
Altro Operatore Sanitario
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