Si può vivere meglio essendo più buoni?
A quante persone capita di farsi prendere dalla collera o dallo sconforto in alcuni momenti della giornata?
Chi di noi non si innervosisce in mezzo al traffico, oppure mentre svolge il proprio lavoro, perché qualcuno non capisce i nostri punti di vista?
Sono le piccole e grandi esperienze capaci di incrinare il nostro umore, di rovinarci la giornata. Come si fa a superare questi ostacoli ed essere felici?
Alcune persone risponderebbero che basterebbe una vincita al superenalotto per essere felici, ma visto che le probabilità statistiche ci sono avverse è meglio trovare altri rimedi.
Studiosi dell’università del Michigan e il dipartimento di Psicologia dell’università di Tohoku Gakuin, in Giappone, suggeriscono che il metodo più semplice per trovare la pace con se stessi e con gli altri, consiste semplicemente nell’essere più buoni.
Da uno studio effettuato, su un campione di 300 Giapponesi, emerge che la felicità soggettiva è fortemente correlata alla bontà che una persona prova e mostra. Quindi, essere buoni verso gli altri ed osservare le gentilezze che riceviamo, può aumentare la nostra autostima ed aiutarci ad essere soddisfatti a fine giornata. La bontà si viene a misurare su tre variabili:
a) Essere motivati alla gentilezza verso gli altri
b) Riconoscere le buone intenzioni altrui
c) Mettere in pratica questi comportamenti positivi
Lo studio ha evidenziato che mettendo in pratica comportamenti altruisti ed espansivi, automaticamente si favorisce un circolo virtuoso che aumenta la percezione della propria felicità, aumentando il richiamo alla memoria di episodi positivi che rafforzano il nostro stato d’animo e cancellano dall’elenco delle nostre esperienze situazioni sconfortanti o negative.
La bontà quindi contribuisce al rilassamento corporeo e psichico, favorisce le relazioni sociali, ed arricchisce il nostro bagaglio di esperienze, di modelli comportamentali utili per il raggiungimento dei nostri obiettivi. Questo circolo virtuoso contribuisce quindi al nostro benessere, a sviluppare emozioni positive utili per saldare nuovi legami ed a migliorare la percezione di se stessi.
Affinché i benefici siano duraturi è importante capire che questo stato di grazia e questo benessere, sono la diretta conseguenza dei propri sforzi ad essere cordiali e gentili verso gli altri; uno stato da cui ne conseguirà una gratitudine verso chi ci circonda, per gesti di cortesia che precedentemente sarebbero passati inosservati.
Sicuramente cambiare prospettiva non è semplice, serve intelligenza e pazienza per capire che ogni persona agisce in base a obiettivi e bisogni, che talvolta possono contrastare con le nostre volontà.
Ma l’equipe anglo-giapponese sostiene che il vero punto di crescita personale sta proprio nel superare l’amarezza momentanea scaturita da un gesto di scortesia subita, ed impegnarsi a dare l’esempio, rispondendo con un gesto di bontà che prima di tutto, migliora noi stessi e da cui avremo solo conseguenze positive.
Del resto anche il proverbio dice “Con le buone maniere si ottiene tutto” quindi perché non provare?
Vito Brugnola, dottore in Psicologia
IGEA Centro Promozione Salute
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