Gastroenterite virale e batterica: sintomi e cure
Anche chiamata influenza intestinale, la gastroenterite è un’infezione che colpisce l’intestino e si manifesta con diarrea e mal di pancia.
Gastroenterite, scopriamo cos'è e come curarla.
La gastroenterite è un’infezione dell’intestino tenue che produce infiammazione, con sintomi molto sgradevoli e debilitanti tra cui diarrea, crampi addominali, nausea e vomito, talvolta febbre. All’origine di questa comune patologia infettiva ci sono due tipi di microrganismi: i virus e i batteri.
Nel primo caso parliamo di quella che popolarmente viene chiamata “influenza intestinale”, malattia che colpisce spesso i bambini. A provocare questa forma di gastroenterite possono essere 4 tipi diversi di virus, e nello specifico:
- Adenovirus, che infettano i bambini piccoli (fino ai 2 anni di età)
- Rotavirus, che colpiscono i bambini più grandicelli, fino ai 6-8 anni di età
- Calcivirus, che possono infettare persone di ogni età
- Astrovirus, che provocano la tipica gastroenterite degli anziani (ma possono contagiare anche i bambini)
La gastroenterite batterica, invece, è provocata da un’intossicazione alimentare, ovvero dall’ingestione di germi o batteri presenti in cibi mal conservati, crudi o che abbiano iniziato il loro processo putrefattivo. Tra questi l’Escherichia coli, la Salmonella, la Shigella, la Yersinia, il Campylobacter, lo Stafilococco aureo, solo per citare i più diffusi.
Gli alimenti a rischio sono:
- i frutti di mare crudi
- la carne cruda (maiale e manzo)
- le uova crude
- la carne di pollo non cotta a sufficienza o cotta a temperature troppo basse (inferiori a 60° C)
- verdure non lavate
- salumi
Quali sono i sintomi della gastroenterite e come curarla? Il malessere è in genere improvviso e violento in entrambi i casi, e si manifesta con:
- ripetute scariche diarroiche (emissione di feci acquose che in caso di infezione batterica possono avere tracce di sangue)
- brividi e spossatezza
- febbre (non sempre presente)
- vomito e nausea
- inappetenza
- crampi addominali
La conseguenza principale di questa infezione intestinale è la disidratazione, con perdita ingente di liquidi e sali minerali.
Quando colpiscono persone in buona salute, le intossicazioni alimentari che non siano provocate da germi particolarmente pericolosi - come invece la Salmonella o il temibile Clostridium botulinum, una neurotossina che si può nascondere nei cibi in scatola e in barattolo mal conservati e che può avere esiti letali - vengono superate nel giro di una settimana.
Le gastroenteriti virali impiegano anche meno a guarire, tanto che in genere dopo due/tre giorni di diarrea l’infiammazione regredisce da sola.
Entrambe queste infezioni non necessitano di terapia medicinale, soprattutto non di antibiotici che peggiorerebbero i sintomi!
Durante la fase acuta della malattia bisogna stare a letto a riposo assoluto e a digiuno, perché l’apparato digerente infiammato non è in grado di ricevere cibo solido. Durante questa fase si deve bere molto, in particolare acqua e zucchero e acqua e sale. Eventualmente si possono anche assumere le bustine di integratori salini, soprattutto magnesio e potassio.
I neonati devono esser allattati come al solito anche durante la fase acuta della gastroenterite, soprattutto se li si nutre al seno.
Per bambini più grandi e gli adulti, invece progressivamente si introdurranno nella dieta anche tisane e tè molto leggeri. Tra gli infusi indicati ci sono quello:
- allo zenzero, che riduce la nausea
- al finocchio, che ha un effetto calmante, antispatico e antinfiammatorio
- al mirtillo, che ha proprietà astringenti e allevia le scariche diarroiche
Quando si sta un po' meglio si possono introdurre alimenti solidi, facili da digerire, come passati di verdure (in particolare a base di patate e zucchine), carne bianca, banane e mele sbucciate, riso, parmigiano, prosciutto crudo senza grasso.
Una volta in via di guarigione, per rimettere in sesto l'intestino e ripristinare la flora batterica è utile assumere probiotici e magari fare un pieno di vitamine del gruppo B facendo una cura con il lievito di birra.
Quando è il caso di preoccuparsi? Quando i sintomi non accennano a regredire dopo 5 giorni (nel caso degli adulti), e dopo 2 nel caso dei neonati. Se ciò dovesse accadere, meglio chiamare il medico perché potrebbe rendersi necessario un ricovero in ospedale e un reintegro dei fluidi per via endovenosa.
Attenzione, naturalmente, ai fattori di rischio. E’ più facile ammalarsi quando il sistema immunitario è indebolito, ad esempio dopo una cura a base di antibiotici, o durante i cambi di stagione. Bambini e anziani sono senza dubbio più vulnerabili all’azione infettiva dei germi, per tale ragione è cruciale fare attenzione all’igiene, in particolare in tema di cibo, controllare l’origine degli alimenti che si portano in tavola, lo stato di conservazione (soprattutto in estate), il tipo di cottura.
Ecco le poche regole di buon senso che, quando si parla di igiene alimentare, valgono per tutti:
- evitare i frutti di mare crudi (in particolare cozze e vongole)
- lavare bene frutta e verdura
- cuocere sempre con cura la carne di pollo e le uova
- in viaggio bere solo acqua in bottiglia e mangiare cibi cotti
- nel dubbio, cuocere anche le verdure
Foto | via Pinterest
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Malattie, cure, ricerca medica
A cura di Paola Perria, Giornalista pubblicista iscritta all'Albo dal 2009, Master I livello in Gender Equality-Strategie per l’equità di Genere con tesi sulla medicina di genere.
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ATTENZIONE: le informazioni che ti propongo nei miei articoli, seppur visionate dal team di medici e giornalisti di ForumSalute, sono generali e come tali vanno considerate, non possono essere utilizzate a fini diagnostici o terapeutici. Il medico deve rimanere sempre la tua figura di riferimento.