Pancia gonfia: il segreto di Camilla

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Pancia gonfia: il segreto di Camilla

30-11-2017 - scritto da Paola Perria

Quando dietro alla pancia gonfia, alle difficoltà digestive e alla costipazione si nasconde un problema di ansia, stress ed emozioni.

Stress e gonfiore: Camilla a tu per tu con la psicoterapeuta.

 

Da qualche tempo faccio una specie di incubo ad occhi aperti: sono seduta in mezzo a una marea di gente che non conosco, ad un certo punto mi alzo, prendo un microfono e , con voce forte e chiara, dico: “Mi chiamo Camilla, ho 27 anni, nella vita faccio la commessa in un negozio di abbigliamento e ho la pancia sempre gonfia!

 

A quel punto tutti mi applaudono e mi guardano con ammirazione, annuendo con la testa e dicono: “Brava, sei una di noi!”

 

E per confermarlo si sollevano le maglie e mostrano terribili pancioni dilatati. Insomma, dalla mia fervida immaginazione è scaturito un improbabile gruppo di mutuo auto aiuto per persone che soffrono di pancia gonfia e meteorismo

 

Per fortuna che la prendo a ridere, ma in realtà questa specie fantasia grottesca è un modo per esprimere, almeno nella mia testa, la paura che mi accompagna sempre: vivo nell’angoscia che la gente scopra il mio segreto, la ragione per cui rifiuto tanto spesso gli inviti dei miei amici per una pizza o una cena in compagnia o indosso pullover e magliettone extralarge che nascondono il punto vita.

 

La motivazione è che il mio intestino è un problema. Ecco, l’ho detto.

 

 

Per qualche misteriosa ragione la mia pancia lievita ogni volta che mangio qualcosa, qualsiasi cosa. Io che sono una salutista, che mangio solo cose sane… sono costantemente alle prese con l’aria nella pancia. Mi sono ormai limitata a patate e carote lesse, riso e zucchine, carne e pesce alla griglia, banane… eppure mi gonfio e così ingoio tristezza, aspetto infelice l’ora di pranzo, con un buco nello stomaco e l’intestino che se la ride, pronto a produrre bolle di gas come se non ci fosse domani. Me le immagino un po’ come le bolle di sapone iridescenti della mia infanzia. Peccato che non le possa “scoppiare” come facevo con quelle…

 

Sono andata a fare un sacco di esami. Inutili. Non ho nulla. Ci avevo sperato con tutto il cuore, che mi dicessero: “Certo che le si gonfia la pancia, lei ha una grave intolleranza alimentare! Tolga questo o quello e vedrà che il suo addome tornerà piatto.” Ma no, non sono allergica, non sono intollerante, non ho malattie infiammatorie intestinali.

 

Ho provato il carbone vegetale, ho eliminato tutti i cibi FODMAP che creano fermentazione nell’intestino, ho preso i fermenti lattici probiotici per rinforzare la mia flora batterica. Ho pianto, cambiato look, tagliato i capelli, rotto con il mio ex che non voleva capire i miei sbalzi d’umore, ho smesso di uscire con le colleghe. Alcune volte ho anche provato a digiunare per evitare di gonfiarmi. La situazione non è migliorata. E lo stress è schizzato a livelli talmente stratosferici, per colpa del meteorismo misterioso, che ormai sono l’ombra di me stessa.

 

Non so più cosa fare. Per questo sono qui da lei, dottoressa. L’unica cosa che non ho ancora tentato è la psicoterapia.

 

 

Camilla, sa che l’intestino è un organo intelligente?

Mmm… io direi piuttosto dispettoso!

Credo che lei si mangi le emozioni, letteralmente. Sa cosa succede quando teniamo tutto dentro, quando cerchiamo di avere il controllo su ogni aspetto della nostra vita, e poi ci accorgiamo di non riuscire a gestire un bel nulla?

Andiamo in tilt, stiamo male, diventiamo isteriche…

Esatto. Perché, come le dicevo, l’intestino è un organo intelligente. Ora, provi ad immaginare cosa succede quando una condizione di forte stress, come quella in cui si trova lei, bombarda costantemente il suo povero intestino di input negativi. Lo stato di tensione si ripercuote sulla muscolatura del tubo digerente, che si contrae, e gli ormoni dello stress interferiscono con il processo digestivo, alterando anche la microflora batterica.

Tutto questo è terribile… ma c’è una soluzione?

Non c’è una soluzione… unica. Esiste, senza dubbio, la soluzione giusta per lei, perché non c’è un altro essere umano come Camilla. E non c’è un altro intestino uguale al suo. Deve imparare a capire il messaggio che le sta inviando attraverso quell’aria che le gonfia la pancia, quelle difficoltà digestive, quella costipazione.

Scusi, cosa dovrei fare, parlare con la mia pancia? Domandarle come sta, cosa vuole per pranzo?

In un certo senso sì. Comunicare con il nostro corpo è un’arte poco praticata, ma in questo caso credo che sia una buona via percorribile. Posso chiederle qual è il suo stato mentale mentre mangia?

Sto sul chi va là, perché so che a breve la mia pancia comincerà a lievitare e starò male.

Quindi mangia contratta, ingoiando la sua ansia, infelice.

Sì, mangiare è diventato un momento di forte stress.

Quindi il suo malessere si autoalimenta. Ora le domando una cosa: si ricorda dell’ultima volta in cui ha mangiato cibi “proibiti” e comunque è stata bene?

In effetti sì. Ero a un compleanno in famiglia, in un ambiente intimo, a mio agio, contenta perché la festa era riuscita benissimo, e mi sono seduta a tavola distesa e di ottimo umore. Ho pensato: “Stavolta me la godo, mangio, bevo e me ne frego!”

… E?

 

 

E… nulla. Ho mangiato benissimo, riso, cantato, giocato e pancia a posto. Ero molto felice. Ma il giorno dopo, durante la pausa pranzo al lavoro, di nuovo gonfiore e mal di pancia.

Certo, perché si sono riproposte le solite dinamiche. Sa perché ha elaborato l’incubo del gruppo di aiuto per il meteorismo?

Immagino sia un mio modo per sdrammatizzare la cosa.

Sì, e anche per far scoppiare il bubbone. A forza di vergognarsi, limitare la sua vita sociale, mangiare poco e tenersi tutte le emozioni dentro, il suo intestino è perennemente contratto, teso, esattamente come lei. Deve ritrovare il suo equilibrio in primis emotivo, perché il corpo seguirà di conseguenza. Come le ho detto, ha a che fare con un organo ricettivo e intelligente!

E come faccio?

Inizi con un diario. Segni ogni giorno le cose da fare, le spunti via via che le porta a compimento, a fine giornata getti via il foglio e vada a letto serena. Questo abbatterà il livello di ansia e le darà la sensazione di avere più controllo sulla sua vita. In più, segni sul diario le cose che la angosciano di più e le affronti, una per una. Ad esempio: se ha difficoltà al lavoro, lo dica alle sue colleghe. Non è necessario che spieghi tutto, dica solo che ha un problema di digestione e che a volte le si gonfia l’addome, e che questo la fa sentire a disagio durante la pausa pranzo. Troverà solidarietà, si rilasserà perché non dovrà nascondere la pancia e magari potrà scoprire che non è la sola a soffrire di meteorismo.

E la dieta?

Per il momento mangi i cibi che le danno meno fastidio, ma soprattutto provi a masticare piano e a concentrarsi sul sapore di ogni singolo boccone. Mangi con calma, lasci da una parte lo smartphone per non avere la tentazione di controllarlo ogni minuto e… poi mi faccia sapere.

Tutto qui?

Per ora sì. Ascolti la sua pancia, cerchi di percepire le sue reazioni mentre compie queste piccole modifiche al suo quotidiano. Ami il suo corpo, così com’è. Non lo combatta. Non lo stressi. Solo, ne abbia rispetto.

Grazie, proverò.

 

Ed è così che comincio a scrivere…

 

 

Le storie e i personaggi riportati all'interno di questo articolo sono inventati e pertanto non riferibili a persone e/o accadimenti specifici, tuttavia esse sono anche frutto di una rielaborazione di situazioni realistiche e pertanto in qualche modo rappresentative di episodi teoricamente possibili.



A cura di Paola Perria, Giornalista pubblicista iscritta all'Albo dal 2009, Master I livello in Gender Equality-Strategie per l’equità di Genere con tesi sulla medicina di genere.
Profilo Linkedin di Paola Perria
 

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